The Rotten Salad è l’insalata marcia più buona del web.
Come è possibile? Gli ingredienti segreti di Valentina Schifilliti sono: ironia, molta ironia, tanta creatività e altrettanta correttezza. Tre anni fa Valentina dà vita al primo disfashion blog al mondo, ma mica uno qualsiasi, lei beffeggia tutte le fashion blogger e riesce a farsele anche amiche. Così come è riuscita a catturare i suoi innumerevoli fans. Ci racconta come in un’intervista per Blog di Moda. L’ho invitata a colazione.

Ciao Valentina, buongiorno. Siamo in un bar del centro di Milano. È ora della colazione, caffè?

Proprio nel centro di Milano. Una cosa fica insomma!
Ma io speravo nei peggiori bar di Caracas. Caffè per due. (Ride)

Io arrivo in ritardo, con i capelli raccolti alla meno peggio e un trucco abbozzato durante il tragitto. Tu? Ti ha cambiata la tua popolarità Valentina?

No. In realtà ha cambiato solo la batteria del mio cellulare.
Il problema di Milano non ce l’ho perché non sono di Milano ma di Brianzola e come tutte le brianzole me ne strasbatto. Mi è capitata la stessa scena pochi giorni fa: magari arriverei anche struccata e con i capelli da lavare un’ora dopo. Ci tengo molto al trucco, in genere mi trucco sempre, ma esco anche struccata. Anche ora.

Sei la disfashion blogger più famosa del web. Ci spieghi come ti è venuto in mente?

Questa cosa così malata?! (ride)
Come ho detto più di una volta ho sempre seguito le fashion blogger. Da quando ho aperto il mio account Instagram, Valentina, ho seguito da subito la Biasi, la Ferragni e molte altre. Non tanto perché le considerassi icone di stile, ma proprio per farmi i fatti degli altri. E poi volevo capire perché la Ferragni fosse considerata la Ferragni. E, in effetti, anche dopo aver guardato il suo profilo non l’ho molto capito.

Poi nasce The Rotten Salad. E nasce in un momento in cui avevi particolarmente bisogno di ridere, giusto? Era il 2013, sono passati 2 anni e ad oggi diverte te, diverte noi, ma è anche un grande impegno.

Novembre 2013, sì. È già così tanto?! Aspetta che mi sta venendo l’ansia. (ride)
Sì, era un periodo decisamente brutto perché si vociferava in Comunità, io lavoravo come educatrice in una Comunità di recupero per tossico dipendenti, che la Regione avrebbe tagliato i fondi nel sociale e, quindi, ci sarebbero stati dei tagli nel personale che avrebbero interessato soprattutto i più giovani, non di età anagrafica ma gli ultimi arrivati. E mi hanno tagliata fuori. Quindi non in prospettiva di una disoccupazione ho aperto la pagina, ma semplicemente perché durante una cena è venuto fuori il discorso fashion blogger e ho commentato gli outfit con degli amici. Da lì mi è stato detto: sai che sarebbe divertente fare delle foto-parodia?

È iniziato tutto così.
Poi mi sono spostata sulla trasformazione degli outfit che è stata la cosa più carina e divertente che abbia iniziato a fare con The Rotten Salad.

Il primo outfit che hai reinventato lo ricordi?

Sì, in realtà era davvero una stupidata: delle espadrillas di Chanel. Solo che io le ho rifatte con della carta igienica. È stata una cosa molto simpatica. E da lì mi sono detta: prendiamo i sacchi dell’immondizia, prendiamo il pluriball, prendiamo questo, prendiamo quello..

the-rotten-salad-chanel

E quindi oggi, quel gioco, è diventato un grande impegno?

A me è servito tanto. Personalmente parlando, per superare quel periodo, mi è servito tanto e oggi mi fa piacere quando mi scrivono: “oggi era proprio un giornata no e ho aperto la tua pagina per farmi due risate e tirarmi sù, grazie“. E, quindi, se oltre ad aver aiutato me magari aiuta anche qualcun altro, anche solo a farsi una risata in una giornata brutta, non mi dispiace.

Abbiamo già accennato che tu hai studiato per fare tutt’altro nella vita. Lavoravi nel sociale, educatrice in una Comunità di recupero per tossico dipendenti, quindi a contatto con grandi problemi tutti i giorni. Quanto conta ridere per superarli?

Decisamente tanto.
Nelle Comunità di tossico dipendenza c’è molta sofferenza, molto dolore, la lontananza dai parenti, la dipendenza stessa è un percorso veramente difficile da capire se non ci sei a stretto contatto. Ma ti assicuro che nella stessa misura c’è una voglia di ridere, di prendersi in giro, di fare autoironia e di scherzare che non ti puoi immaginare. Gli aneddoti più divertenti della mia vita li colloco nei tre anni che ho lavorato in comunità perché c’erano delle gag tra i ragazzi che erano spettacolari. Io ho amato il mio lavoro tantissimo soprattutto per la capacità di sdrammatizzare laddove ci sono dei problemi serissimi. Ti assicuro che ho tirato giù gente dalle tubature del bagno e con un cappio al collo. Ci sono scene inquietanti. E lì ti devi inventare di tutto. Io con i ragazzi mi inventavo di tutto. Anche durante i turni di notte: organizzavamo delle finte interviste doppie in stile ‘Le Iene’ incentrate sulla loro dipendenza piuttosto che sulla pena che stavano scontando, perché purtroppo c’erano anche dei detenuti. E la vera autoironia nasce da lì, perché altrimenti davvero non ce la puoi fare.

Sono percorsi che lasciano tanto, anche se la tua vita e il tuo lavoro oggi sono cambiati. Tu hai imparato a farti forza nel modo più bello: se qualcuno non lo avesse capito siamo qui per ridere. Ci tenevo che passasse questo messaggio.

Sì, è importante e ti ringrazio.

La tua satira nei confronti delle fashion blogger, del resto, non è mai volgare, non è mai fastidiosa.

Ma infatti il motivo per cui le fashion blogger che prendo in giro non se la prendono e, anzi, ho degli ottimi rapporti con Chiara Biasi, piuttosto che con Valentina Ferragni – che è la sorella di Chiara – è proprio questo. Anche con Veronica Ferraro che ho incontrato alla Fashion Week facendo la deficiente mercoledì scorso. C’è proprio un bel rapporto con loro perché han detto: è l’unica pagina che ci prende in giro ma non con cattiveria.

In realtà tu stimi le fashion blogger. O ritieni che debbano trovarsi un lavoro?

Ti dico la verità: quando era Valentina che seguiva le fashion blogger il pensiero era un po’ quello del “cercatevi un lavoro”. Però, poi, bazzicando molto sui social effettivamente, non sarà come andare in miniera alle 4 del mattino sia chiaro, ma ci sono dei ritmi davvero frenetici, tante cose da fare, scadenze da rispettare allucinanti. Quindi, in realtà, il mio pensiero è un po’ cambiato. La cosa rimane che non è un lavoro faticoso come tanti altri. Così come non lo è il mio in cui sono libera di scegliere i miei orari e come organizzarmi la giornata, a che ora alzarmi la mattina e questa è assolutamente una figata. Però ti dico che quando ci sono giorni di lavoro intenso come è stata per me la Fashion Week si arriva a casa ad orari improponibili. Mia mamma mi ha detto: “lavori più adesso che quando eri in Comunità” e li facevo anche le notti.

Ci racconti la Fashion Week vista da una disfashion blogger?

Guarda, volevo imparare. Volevo andare dai Guru della moda e capire, visto che dietro il mondo della moda si nascondono tanti messaggi, quale messaggio intendono far passare con un tipo di outfit piuttosto che un altro, piuttosto che con un’acconciatura. In realtà mi hanno dato tante risposte, ma al contempo nessuna. Quindi mi sono detta: forse non è a caso che li prendo un po’ per il c**o. (Ride)

Mi sono presentata con uno dei miei outfit: un fake di Moschino bellissimo. Sono andata con quello perché mi avevano spigato che bisognava andare alla Fashion Week con qualcosa di appariscente, di strano, di particolare. Allora io arrivavo fuori dalle sfilate e vedevo tutti questi fotografi che fotografavano come dei pazzi, isterici, ma quando arrivavo io ecco che si giravano dall’altra parte. E non ho capito per quale motivo. (Ride – Valentina è davvero in gamba e simpatica come sembra).

Qual è la fashion blogger che ti da maggiore fonte di ispirazione?

Chiara Biasi assolutamente.

Valentina che idea ti sei fatta dei social, ad oggi?

Secondo me i social, soprattutto negli ultimi anni, sono diventati una valvola di sfogo per tantissime persone che, purtroppo per loro e mi dispiace tanto, magari hanno una vita poco soddisfacente o po’ frustrante. Così vomitano letteralmente tutta la loro rabbia sui social. E quale migliore occasione di pagine con più visibilità insomma. Questo è il lato brutto dei social.

Da quella che è la tua esperienza, quindi, cosa ti senti di dire a chi intende intraprendere la strada del fashion blogger?

Una volta ho detto: lasciate perdere.
Seriamente ti posso dire che, forse, è un fenomeno che poteva andare molto bene quando è nato. Adesso è un mercato un po’ usurato. Oggi voler fare la fashion blogger è veramente essere un ago in un pagliaio. Tu vai per strada, chiedi un po’ in giro, e tutte fanno le fashion blogger. Poi non sanno neanche bene cosa voglia dire. Penso sia molto allettante l’idea di avere dei capi di abbigliamento gratuitamente da dei brand, magari anche un po’ fighi. Quindi non so quanta passione per la moda ci sia. Magari è la stessa che posso avere io quando vado a fare shopping al mercato, ecco. Anche a me piace fare shopping, ma non ne so niente. Secondo me non ci sono le competenze di fondo ma fa figo fare la fashion blogger. Come invece è stato per la Ferragni: spinta da un’interesse e da una conoscenza, per lei e per chi la seguiva come la mamma.

Bisogna essere grandi imprenditrici di se stesse, essere a conoscenza di una buona dose di marketing e sapersi vendere – metaforicamente parlando – anche per quella che è una pagina satirica, sei d’accordo?

Certo. Io ho scoperto delle dinamiche che non credevo. Al di là del marketing, perché resta molto difficile per un brand fare dei placement sulla mia pagina in quanto è proprio complicato collocarli da quel punto di vista. Per quanto riguarda, invece, dinamiche di visibilità, di condivisione e portata di una pagina posso dirti con certezza che bisogna avere molta strategia. A maggior ragione per le fashion blogger il cui placement deve essere fonte di guadagno.

Bisogna fare la differenza. Riproporre lo stesso stereotipo non è il massimo.

No. Io, ad esempio, sono molto amica di Alessandra Crinzi che ha la pagina Outfit per tutte, lei non si mette mai in prima persona con gli outft addosso ma propone tutta una serie di abbigliamento o low cost o acquistabile su internet, comunque di fascia medio bassa in quanto a costi. Questa potrebbe essere una novità: quindi una fashion blogger che sia cheap, più abbordabile. Perché va bene tutto, ma Ferragni, Biasi and Co propongono tutte dei capi di abbigliamento che io non mi posso permettere e come me la maggior parte di noi. Quindi le segui con l’aria sognante del: ah magari anch’io..
Una novità potrebbe essere la fashion blogger che ci metta faccia e che indossi dei capi low cost.

Valentina grazie, è stato un vero piacere bere un caffè in tua compagnia.

Il caffè lo offro io! Grazie a te.