Buon Natale, sì.
Ma Buon Natale a chi?

Ho scartato il mio primo regalo: niente libri quest’anno, nessun braccialetto, neppure abbigliamento.
Era il tuo ritorno a casa, quello che da sempre m’aspetto e che no, non arriva mai.

Hai passato l’uscio con disinvoltura, poi hai percorso frettolosamente il corridoio, m’hai guardata come mi guardavi, la tua bambina è cresciuta.
Ho chiuso gli occhi e mi sono lasciata riscaldare da un tuo abbraccio, di quelli che avevo dimenticato, di quelli che vorrei poter tenere sempre con me e se non fisicamente, almeno nella memoria.

Dove sei quando ho bisogno di te?
Dove posso raggiungerti?
Hai lasciato qui la tua camicia blu, le tue calze, quelle scarpe tutte rovinate che a guardarle mi verrebbe voglia di buttarle, però le tengo.

Vorrei domandarti dove abiti, a che numero, con chi vivi se vivi con qualcuno, come ti trattano lì dove sei.
Vorrei sapere se mai ti rivedrò ancora.
Vorrei mi dedicassi una di quelle canzoni d’amore che cantavamo assieme in macchina, tutte stonate ma ci piacevano tanto.
Vorrei mi dessi delle risposte che merito, vorrei smetterla di sentirmi sempre così sola e indifesa.
Vorrei finirla di cercarti negli occhi, nell’affetto degli altri, nella paura di non farcela.

Ma quante domande ancora non avranno risposta?
Quante notti ancora dovrò restare sveglia ad aspettare un cenno, qualcosa?
Ci sono vite destinate alla perdita, forse.
Voglio pensarla così.
Ci sono vite che si separano inevitabilmente, per sempre.
Prima te la regalano la vita e poi te la tolgono.
Ci sono vite destinate all’assenza, all’abbandono, alla solitudine, alla distanza, alla mancanza.

Anche quest’anno mi manchi.
Ho scartato il mio primo regalo: era solo un sogno.
Un bellissimo sogno e per un attimo eri qua.