Audaci, determinate e con stile da vendere sono cinque le donne che hanno dirottato la moda verso confini inimmaginabili e hanno permesso al gentil sesso di sognare.

Jeanne Lanvin

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A causa delle difficoltà familiari, Jeanne Lanvin ha iniziato a lavorare in giovane età come domestica; all’età di sedici anni ha ottenuto un lavoro presso una boutique. Questo le ha permesso di tuffarsi nel mondo nascente della moda francese. Nel 1889, Giovanna ha aperto il suo primo laboratorio di modisteria in cui ha testato tutto ciò che aveva imparato fino a quel momento. In seguito, con la nascita di sua figlia Marie-Blanche, la stilista iniziò a creare per lei una miriade di vestitini, utilizzando i tessuti e le pellicce più rare. Il guardaroba della figlia fece innamorare tutte le mamme, che chiedevano costantemente vestitini per i loro bambini e nel 1908 decise di aggiungere alla sua attività vestiti per i più piccoli e trasformarsi in una vera couturière per bambini. La progettista, seguendo passo passo la crescita della sua giovane musa e figlia, si avventurò nella creazione di capi per giovani donne e signore, utilizzando i colori del marchio iconico: blu “Lanvin” e “Polignac” rosa. Da lì il successo fu tale che la Camera dell’Haute Couture ha deciso di inglobarla come un membro della loro comunità. L’azienda Lanvin oggi è una delle più influenti del fashion system e continua a distinguersi per i suoi ricami, l’applicazione di perline, e la palette di colori (i due sopra citati rosa e blu).

Coco Chanel

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Figlia di un venditore ambulante e di una locandiera Gabrielle “Coco” Chanel la modiste non faceva parte dell’aristicrazia parigina. A 18 anni compiuti ha iniziato a lavorare come commessa a Moulin, presso il negozio di biancheria, maglieria e cappelleria Maison Grampayre. Lì mise a punto le nozioni di cucito apprese dalle suore di Notre Dame (presso la scuola di apprendimento delle arti domestiche) e approfondite con sua zia Louise. Più tardi, decise di catapultarsi nel mondo del cabaret dove cantò una canzone dal titolo Qui qu’a vu Coco?. Non a caso in molti credono che il suo soprannome sia nato proprio lì. Ciò che ha spinto Cocò a ribellarsi al sistema della Belle Epoque è stato il bizzaro modo di strizzare in rigidi corsetti il busto delle donne, per non parlare dei pesanti abiti plissettati e drappeggiati posti su fastidiose e rigide sottogonne. Così la stilista decise di introdurre nelle sue collezioni tessuti morbidi e pratici come la lana, permettendo all’universo femminile di avere una silhouette più rilassata e sensuale. Coco la rivoluzionaria resterà per sempre nella storia per aver posto i capi maschili al servizio del guardaroba femminile, l’aver accorciato la gonna poco sopra il polpaccio, i capelli tagliati alla garçonne nel 1920 e il favoloso tailleur.

Miuccia Prada

Miuccia Prada outside her foundation's new exhibition complex in Milan designed by Rem Koolhaas.

Nipote di Mario Prada, insieme al marito Patrizio Bertelli, Miuccia ha capitanato e trasformato Prada in un colosso del mercato mondiale. Nel 2013 è stata eletta da Forbes la terza donna più ricca d’Italia con 4,1 miliardi di dollari. Dopo aver conseguito la laurea in Scienze Politiche nel 1971 Miuccia Prada inizia ad occuparsi dell’attività fondata dal nonno. Nel 1988 l’azienda ha iniziato a creare linee prêt-à-porter, il che significava stare al passo con i tempi e catturare maggiormente l’attenzione di tutte le donne. Disertrice dell’ovvio e amante del contrasto la stilista prende in prestito elementi appartenenti ad ambienti ed epoche differenti da usare come materiale sui suoi capi e accessori. La sua è una casa di moda d’avanguardia che si distingue dalle altre per l’approccio pionieristico di Miuccia Prada nell’ispirarsi ad architetti innovativi, filosofi e artisti dell’arte contemporanea.

Donatella Versace

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Nel luglio del 1998 dopo la morte di suo fratello Gianni, Donatella Versace ha preso le redini della direzione creativa del marchio italiano. Questo è stato un passo importantissimo per lei e amaro per alcuni versi. La stilista ha confessato in più interviste che quello non era il momento più adatto per lei e non era pronta a guidare un impero così vasto. Tuttavia, dopo una severa riabilitazione per la tossicodipendenza, Donatella ha dimostrato di essere una vera amazzone del fashion system e le rendono giustizia le collezioni che presenta ogni stagione. Per lei la donna va analizzata con una lente d’ingrandimento e valorizzata, non esistono più le dipendenze dal mondo maschile, oggi la donna è una globetrotter in cerca di identità e indipendenza.

Sonia Rykiel

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La moda per Sonia è sempre in un vortice di cambiamento. Pioniera del ready to wear la stilista ha iniziato a creare vestiti durante la propria gravidanza perchè non riusciva a trovare capi che le fossero comodi. Nel 1968 la Rykiel apre la sua prima boutique nelle Galéries Lafayette. Soprannominata regina del tricot, la stilista ha realizzato capi in maglia stampati, maglioni di ogni aspetto, misura e colore (anche se all’inizio della sua carriera il suo colore preferito era il nero). Famosissimo è il suo attillato pullover a righe, emblema del suo spirito alternativo e creativo. Ha introdotto una nuova filosofia di moda: il démodé, contrario ai precetti dell’haute couture e ha come obiettivo l’abolizione del total look. Cuciture al rovescio, l’assenza di orli, la maglia da indossare sulla pelle nuda sono i punti cardine del suo stile, uno stile dove la liberazione e la seduzione fanno da padrone. Altri codici del suo stile sono il bianco e nero, i cristalli, le piume, i fiori, i motivi in trompe l’oeil, come fiocchi e cuori. Oggi l’azienda è guidata da Julie de Bilancia.