Una foto di Cara Delevingne con un cappellino dalla scritta “Cuntier” anziché Cartier e l’ironia sui loghi delle più famose case di moda diventa subito virale.
Maglie, felpe o canottiere poco importa del capo di abbigliamento, l’importante è distorcere il nome delle maison più conosciute e creare capi che siano un po’ umoristici.

A fare di questa ironia una vera tendenza è stato What About Yves grazie alla stilista newyorkese Jeanine Heller e si sono scoperti così nuovi marchi come “Bucci” al posto di Gucci o “Hornés” invece di Hermès.

L’umorismo non ha risparmiato neppure Chanel e Yves Saint Laurent. Mentre blogger, attori e modelle ridono e sfoggiano le simpatiche t-shirt, le due case di moda rispondono all’ironia con una citazione in giudizio.
Due anni fa What About Yves accostò la doppia C simbolo di Chanel alla bambola di Ghostbusters ed è scattata subito la querela. Sarebbe potuta essere una vera guerra ma è stata scelta una via pacifica, i direttori delle rispettive aziende hanno trovato un accordo finanziario, i cui termini però sono rimasti segreti.

Dopo la decisione di Hedi Slimane, direttore creativo di Yves Saint Laurant, di ridurre la firma sul marchio a Saint Laurant, Janine Heller ne ha subito approfittato e ha realizzato una collezione che riportava la scritta Ain’t Laurent Without Yves.

Luxury Goods International non coglie la vena di simpatia e risponde all’ironia con la citazione per violazione del marchio, falsa denominazione di origine e di concorrenza sleale.
Come finirà questa volta l’azione legale non si sa, quel che è certo è che quattro risate possono costare davvero care.

Le case di moda contro l’umorismo: Chanel e YSL hanno denunciato What About Yves