Quanto conta l’abbigliamento a scuola? Da qualche decennio viene messa in discussione l’importanza di adottare un abbigliamento consono durante le ore scolastiche.
Nell’epoca della rivoluzione sociale, dove tutto è molto easy, anche il sistema scolastico si è alleggerito di quella rigidità che lo rendeva distaccato dagli studenti, permettendoli di esprimere la loro personalità a partire dall’abbigliamento.

La moda da sempre segue i cambiamenti culturali e sociali, e se una volta si adottava la divisa ora, grazie alla rivoluzione culturale, si può scegliere cosa indossare senza restrizioni. Infatti l’utilizzo della divisa scolastica scompare del tutto nell’immediato dopoguerra, lasciando fiducia e libera scelta agli studenti che da questo momento scelgono da soli l’abbigliamento da indossare, facendo fede ai principi di buon senso ed educazione.

Quello che negli anni passati era vietato, ora prede piede prepotentemente tra le mura scolastiche, lasciando spazio ai più svariati outfit che alle volte non sono curanti di regole e decenza.
Il fascino della divisa viene smorzato perché restringe l’individualismo degli studenti, che non sono liberi di esprimere il proprio carattere e le differenze sociali e culturali.
Ma questo avviene solo in Italia, infatti giacche e gonne tartan in America e Inghilterra sono adottate dalle scuole più rinomate, rendendo quasi un’utopia per gli atri studenti delle scuole minori poter indossare i colori delle high school d’élite.
Dall’altra parte del mondo, in Giappone, la divisa scolastica è glamour e fashion, ed è considerata un capo trendy e di grande femminilità.
Se negli altri paesi la divisa è sinonimo di vanto e viene resa fashion anche dalle più famose serie televisive come Gossip Girl, nel nostro rimane solamente un simbolo di restrizione.

Sempre più studenti ignari del galateo si presentano negli istituti scolastici con infradito, short e pancia scoperta creando disagi alle istituzioni che si vedono costrette a prendere provvedimenti a riguardo.
Non poche sono le polemiche create da questi provvedimenti che ribadiscono che “la scuola non è una discoteca” e che il dress code se pur minimo va rispettato.
Famosa la circolare della dirigente del Liceo Righi di Roma, Monica Galloni, che con molta simpatia invita i suoi studenti a riflettere sull’abbigliamento scolastico: “Dal latino ‘eligerè -scegliere- l’eleganza è la capacità di scegliere tra più alternative possibili. A scuola mostrare le proprie mutande mentre si cammina per i corridoi, non è elegante. Se si dovesse diventare testimonial di qualcuno, magari sì”. E se gli studenti si lamentano delle alte temperature la dirigente risponde: “Abbiamo la fortuna di vivere in una zona del mondo beneficiata dal cosiddetto clima temperato, qualora doveste mai frequentare scuole situate in zone di clima equatoriale, ne potremo riparlare”.

Anche se l’evoluzione dell’abbigliamento scolastico ha portato a mutamenti significanti lasciando libero spazio alla moda, bisogna sempre ricordare che l’eleganza è alla base di tutto e che ci si può distinguere anche solo con una semplice t-shirt.