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Chanel 2.55, la borsa che ha fatto la storia della maison (FOTO)

Per un artista le grandi creazioni nascono per caso, quasi inaspettatamente. Magari, proprio nel momento in cui non si sente ispirato, viene attratto da qualcosa che lo illumina, ed allora è fatta: mille idee iniziano a correre veloci nella sua mente e lui le catture tutte, senza distrarsi e senza lasciarsele scappare.

È quello che è successo anche a Coco Chanel con la nascita dell’iconica, quanto storica, 2.55.
Siamo abituati a vederla sfilare in passerella, al braccio di molte donne o immortalata in un servizio fotografico, ma ci siamo mai chiesti come questa borsa- emblema della maison Chanel- sia nata? Da quale idea sia venuta fuori, cosa rappresenti per la stilista e perché- tra tutti i nomi possibili- Coco Chanel abbia scelto proprio 2.55, che sembra più un codice?

Partiamo dunque dal principio, dall’idea. Come ben sappiamo mademoiselle Coco fu una rivoluzionaria del suo tempo che combatteva con ago e filo per dare una nuova identità alla donna. Erano gli anni 50, gli anni del secondo dopoguerra, le donne avevano ottenuto l’emancipazione e i loro diritti, le gonne si accorciarono e gli scomodi bustini vennero messi del tutto da parte, e Chanel riaprì la sua boutique portando una nuova innovazione all’interno dell’armadio femminile: il famoso tailleur in tweed, composto da una gonna leggermente al di sotto del ginocchio e una giacca corta con bottoni dorati.

Ma non bastava, Coco cercava ancora qualcosa che andasse incontro alle esigenze delle donne degli anni 50.
Così pensò ad un accessorio indispensabile nella vita quotidiana di ogni donna, la borsa. La stessa Chanel era stanca di dover portare sempre borse a mano, scomode e poco pratiche. Così decise di cambiare del tutto il design di questo accessorio e, facendosi ispirare dalle giacche indossate dagli stallieri agli ippodromi, scelse il tessuto matelassé, che ne garantiva il volume. Alla borsetta in matalassé aggiunse poi dei piccoli cinturini che formarono una catena cosicché potesse essere usata a tracolla, e fu proprio questo dettaglio a dare un’impronta rivoluzionaria e del tutto nuovo alla borsa. Inoltre, per la chiusura aggiunse un lucchetto rettangolare, mentre per l’interno scelse il colore bordeaux, che le ricordava le divise dell’orfanotrofio dove visse da bambina, e vi introdusse due piccole tasche e una più grande sul retro. Era il febbraio del 1955 e pertanto mademoiselle Coco scelse per la sua creazione il nome di 2.55, una borsa intramontabile che avrebbe fatto la storia della maison.

La borsa fu un successo, tutte le donne d’Europa e d’America la vollero, e nel 1957 Coco Chanel fu invitata a Dallas per ricevere l’Oscar della moda.

Nel corso degli anni la 2.55 ottenne qualche modifica. Nel 1983, dodici anni dopo la morte di mademoiselle Chanel, Karl Lagerfeld divenne direttore artistico della maison. Rinnovò l’aspetto della 2.55 aggiungendo una striscia di pelle tra gli anelli della tracolla e ne cambiò l’apertura inserendo la double C look, ovvero le celebri doppie C simbolo della maison. La borsa venne ribattezza con il nome di 2.88 o classic flap, ma è comunque conosciuta in tutto il mondo con il suo nome d’origine.
Nel 2005, in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita della borsa, Karl Lagerfeld rilanciò la 2.55 come era stata originariamente realizzata da Coco Chanel e gli diede il nome di reissue (riedizione).
La borsa, che inizialmente venne creata di jersey, viene realizzata con vari tessuti e pellami (in particolare in vitellino e agnello), e ogni anno Lagerfeld la ripropone in passerella con fantasie e colori differenti.

A 60 anni dalla sua nascita, la 2.55 è tutt’oggi considerata una it bag e risiede nell’olimpo della borse più desiderate al mondo.

Marta Bandini

Sono nata a Roma nel 1987 e da sempre ho una passione per la creatività, espressa liberamente nell'arte e nella moda. Dopo essermi diplomata ad un Istituto d'Arte, con specializzazione in Grafica Pubblicitaria, ho proseguito gli studi universitari intraprendendo il percorso di Storia dell'Arte Contemporanea, concluso nel 2010 con la tesi di Laurea sulla disputa sull'originalità o meno delle “Vere False Teste di Modigliani” e con esso l'affronto da parte dei giovani ai più grandi storici dell'arte dei miei tempi. Cosa rende “artista”, “famoso” o “unico” un quadro, un'opera d'arte, una canzone o un abito? Non esiste nessun riconoscimento se i primi a crederci non siamo noi stessi. E su questa riflessione che iniziò nel 2012 il progetto www.blogdimoda.com. Nato per dare voce a giovani artisti emergenti, piccoli brand che cercano di farsi strada nel difficile mondo della moda, negozianti che cercando di far conoscere i propri prodotti nel network del web.

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