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Gli abiti che hanno fatto la storia degli Oscar (FOTO)

Nel 1929 Janet Gaynor si presentò a ritirare la statuetta con gonna, golfino, foulard e calzettoni, un look azzardato che diede il via a una fetta importante della manifestazione cinematografica: quella dello stile. Sì perché vincere l’Oscar sembra non essere l’unico obiettivo delle dive di oggi, in quanto il premio per l’eleganza è forse quello più duraturo. Capita infatti che le vincitrici finiscano nel dimenticatoio, mentre l’abito giusto, così come quello sbagliato, resta negli annali del costume per molto tempo. Così le maison della moda fanno a gara per vestire le star, che calcheranno il red carpet del Dolby Theatre di Los Angeles sotto gli occhi curiosi, ma soprattutto critici di tutto il mondo. In attesa di scoprire le scelte delle dive per questa 87esima edizione degli Academy Awards, vi portiamo a spasso nel tempo, alla scoperta degli abiti sfoggiati nelle edizioni passate degli Oscar.

Il trend degli anni ’40 era quello degli abiti dai profondi scolli a V, con una predilezione del colore nero tra il 1942 e il 1945, periodo del conflitto mondiale. Come dimenticare il look di Ingrid Bergman che per l’occasione aveva indossato un lungo abito nero, a maniche lunghe, abbinato a un paio di sandali bassi. Gli abiti glamour nelle tonalità del verde e del bianco sono stati i più sfoggiati negli anni ’50, indossati con lunghi guanti bianchi. Li usavano Grace Kelly, Loretta Young e Olivia De Havilland nel 1950, un accessorio che è stato ripreso e riproposto oggi da Amal Alamuddin, la moglie chic di George Clooney in occasione dei Golden Globes Awards. Audrey Hepburn dà il via agli abiti glamour nel 1954 presentandosi alla notte degli Oscar per Vacanze Romane in un abito bianco di Edith Head e Givenchy. Tra gli anni ’60 e ’70 accanto agli abiti monospalla molto in voga all’epoca, sbarcano sul red carpet i pantaloni, indossati da Barbra Streisand e Jane Fonda, come simbolo del femminismo in atto a Hollywood in quel periodo. Ricordiamo il completo giacca e pantalone indossato dall’attrice Jane Fonda, che ha fatto molto discutere per l’aria poco elegante e non adatta a un evento così importante.

La stessa cosa accadeva nel ’78 quando Diane Keaton si è presentata con un completo giacca e gonna a righe. Negli anni ’80 è la volta dell’oro e dell’argento, colore che abbiamo visto sulla tuta scintillante di Sissy Spacek e qualche anno dopo sull’abito di Meryl Streep. Alla fine degli anni ’80 Cher sfoggia agli Oscar uno degli abiti rimasti nella memoria di tutti, un modello trasparente che lasciava poco spazio all’immaginazione. Una vera e propria rivoluzione degli abiti che hanno fatto la storia della manifestazione. Negli anni ’90 invece i look diventano estremi, come quello di Whoopy Goldberg, finito in mostra al Planet Hollywood di New York e quello di Susan Sarandon che ha sfoggiato un abito color bronzo di Dolce & Gabbana con tanto di occhiali da sole. Nel 2000 ricordiamo invece lo splendido abito di Lupita Nyong’o, rimasto negli annali come uno dei migliori, il rosso firmato Balenciaga indossato da Nicole Kidman e quello di Angelina Jolie firmato Atelier Versace. Tra i flop il leggendario swan dress di Björk e quello di Uma Thurman firmato Christian Lacroix. Oggi invece il red carpet degli Awards è un tripudio all’eleganza e alla classe, in cui gli abiti risentono spesso delle influenze del passato e di sapori vintage, volutamente ricercati.

Marta Bandini

Sono nata a Roma nel 1987 e da sempre ho una passione per la creatività, espressa liberamente nell'arte e nella moda. Dopo essermi diplomata ad un Istituto d'Arte, con specializzazione in Grafica Pubblicitaria, ho proseguito gli studi universitari intraprendendo il percorso di Storia dell'Arte Contemporanea, concluso nel 2010 con la tesi di Laurea sulla disputa sull'originalità o meno delle “Vere False Teste di Modigliani” e con esso l'affronto da parte dei giovani ai più grandi storici dell'arte dei miei tempi. Cosa rende “artista”, “famoso” o “unico” un quadro, un'opera d'arte, una canzone o un abito? Non esiste nessun riconoscimento se i primi a crederci non siamo noi stessi. E su questa riflessione che iniziò nel 2012 il progetto www.blogdimoda.com. Nato per dare voce a giovani artisti emergenti, piccoli brand che cercano di farsi strada nel difficile mondo della moda, negozianti che cercando di far conoscere i propri prodotti nel network del web.

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