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Louis Vuitton in mostra a Roma con Exhibition Series 2 (FOTO)

Entrare nella mente di Nicolas Ghesquière per scoprire il passaggio creativo che avviene dall’idea che accende la fantasia dello stilista al progetto finale, passando per il processo di realizzazione fino ad arrivare al backstage della sfilata. Suggestioni e immagini che hanno ispirato il direttore creativo della maison per la realizzazione della collezione prêt-à-porter della primavera estate 2015, vengono messe, dalla casa di moda Louis Vuitton in mostra a Roma dal 22 maggio al 7 giugno a Palazzo Ruspoli.

Ecco alcune immagini della collezione a cui e dedicata la mostra

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La Mostra realizzata da Vuitton, completamente gratuita, è unica nel suo genere infatti lo spettatore viene trascinato in un passaggio virtuale e sensoriale che permette di esplorare il mondo Vuitton, sin dalla nascita della maison con i suoi 160 anni di storia, per poi illustrare il percorso creativo che si svolge nella mente dello stilista che passa da immaginario a concreto con la realizzazione dei capi. Creando una consapevolezza di come realmente avviene questo passaggio creativo, che per molti è sconosciuto.
L’illustrazione avviene passo dopo passo in 9 sale allestite con immagini, proiezioni 3D, abiti e fotografie tra cui un divertente shooting realizzato dal fotografo Jean-Paul Goude per la rivista Elle.

Esploriamo virtualmente questo percorso sensoriale nella mente di Nicolas Ghesquière

Abstract title. La prima parte della mostra è una sorta di back to the future delle origini del logo con simboleggianti le iniziali LV all’interno di un cerchio. Registrate nel 1908 dal nipote Gaston-Louis Vuitton, queste venivano utilizzate sui lucchetti e sulle chiusure dei bauli.
La prima sala, dunque, dimostra come Ghesquière ha saputo reinterpretare il logo nella nuova collezione primavera-estate 2015, dimostrando allo spettatore come la moda sia fatta da corsi e ricorsi storici.

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Talking Faces. La seconda sala permette allo spettatore rivivere la scenografia della sfilata primavera estate 2015 svolta all’interno della nuova Fondation Louis Vuitton di Parigi, pochi giorni prima della sua inaugurazione.

Magic Trunk. Il baule delle meraviglie regna incontrastato nella terza sala, che vuole essere un omaggio al viaggio tra presente e passato della maison, simbolicamente rappresentato da quello che fu per il fondatore la traduzione dello spirito del viaggio, traducendo visivamente quello che per Louis, e quello che ancora oggi è per la maison, il simbolo incontrastato della nascita degli articoli da viaggio.
Il baule cela al suo interno le origini della della casa di moda, trascinando lo spettatore in un mondo fatto di ologrammi che raccontano le vicende del baule negli anni.

Infinite show. La quarta sala permette allo spettatore, grazie a video wall immensi, di immergersi nella presentazione della sfilata a cui è stata dedicata la mostra.
Lo dice il nome stesso, Infinite show, entrare in una sfilata infinita grazie alle silhouette delle 48 modelle che proiettate ripetutamente, permettono alla spettatore di recepire il mood, l’ispirazione e i dettagli della collezione. La mente viene inondata di informazioni che una volta recepite, costruiscono un filo logico che permette di ricostruire il lavoro dello stilista.

Backstage. La frenesia, l’adrenalinica attesa, il susseguirsi di 48 modelle che passano nelle mani di 25 make-up artist, sotto la direzione di Pat McGrath, per poi passare a 25 parrucchieri, sotto la direzione artistica di Paul Hanlon, tutti diretti da 40 persone dello staff e 40 costumisti.
178 persone dietro un solo stilista, Nicolas Ghesquière. Tutto questo riassunto nella quinta sala della mostra che presenta un installazione degli abiti della sfilata, contornati dell’affresco panoramico di Jean-Paul Goude che riassume perfettamente la frenesia di quegli attimi pre-sfilata.

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Savoir-faire. La sesta sala è un elogio all’artigianato e al savoir-faire, rivelando i segreti delle mani laboriose e certosine delle artigiane che mostrano come si realizza un’icona come la borsa Petite- Malle in tempo reale, lasciando senza fiato gli spettatori che vengono affascinati da questo lavoro senza tempo, fatto di gesti precisi o cura nei dettagli che nessuna macchina potrà mai avere.

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Accessories Gallery. L’avatar tridimensionale della modella Marte Mei van Haaster, è protagonista della settima sala che presenta gli accessori della collezione Primavera Estate 2015, mixati con pezzi provenienti dagli archivi Louis Vuitton come il baule scarpiera appartenuto all’attrice Greta Garbo.

Poster Room. Le fotografie realizzate, per la campagna pubblicitaria della collezione primavera estate 2015, da tre icone dello scatto come Annie Leibovitz, Juergen Teller e Bruce Weber, sono messe a confronto in un’unica sala, l’ottava.
Un tripla visione della collezione e di Ghesquière attraverso gli occhi fotografici delle icone dello scatto.
La sala dei poster mostra anche delle storie di moda create da Patrick Demarchelier e da Juergen Teller.
Lo spettatore viene immerso completamente da cartoline raffiguranti facce, luoghi, abiti e accessori, provenienti da parti del mondo differenti.

Stickers corridor. La nona e ultima sala è un corridoio formato da stickers, 13 adesivi che rappresentano in chiave pop-art i disegni utilizzati sulle stampe della stagione estiva. Questi sono dei veri e propri gadget da prendere e portare a casa, per abbellire qualsiasi cosa versione Louis Vuitton, o da conservare gelosamente come ricordo di questa magnifica mostra unica nel suo genere.

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Marta Bandini

Sono nata a Roma nel 1987 e da sempre ho una passione per la creatività, espressa liberamente nell'arte e nella moda. Dopo essermi diplomata ad un Istituto d'Arte, con specializzazione in Grafica Pubblicitaria, ho proseguito gli studi universitari intraprendendo il percorso di Storia dell'Arte Contemporanea, concluso nel 2010 con la tesi di Laurea sulla disputa sull'originalità o meno delle “Vere False Teste di Modigliani” e con esso l'affronto da parte dei giovani ai più grandi storici dell'arte dei miei tempi. Cosa rende “artista”, “famoso” o “unico” un quadro, un'opera d'arte, una canzone o un abito? Non esiste nessun riconoscimento se i primi a crederci non siamo noi stessi. E su questa riflessione che iniziò nel 2012 il progetto www.blogdimoda.com. Nato per dare voce a giovani artisti emergenti, piccoli brand che cercano di farsi strada nel difficile mondo della moda, negozianti che cercando di far conoscere i propri prodotti nel network del web.

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