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Salvatore Ferragamo, il calzolaio delle “stelle” (GLAMOURZONE)

L’incontro tra Salvatore Ferragamo (1898-1960) e il mondo delle calzature femminili avvenne quando lo stilista era poco più che un bambino. Dopo aver lavorato come calzolaio ed essere stato il creatore delle scarpe indossate dalle sue sorelle durante la loro adolescenza, nel 1914 Ferragamo lasciò la sua Avellino per trasferirsi in America, dove vivevano due dei suoi tredici fratelli.

Il sogno americano dello stilista inizia in una fabbrica di scarpe a Boston, per poi spostarsi nel luogo dove tutti i sogni si realizzano: Hollywood.
Ad Hollywood Ferragamo lavorò per l’American Film realizzando le calzature per i grandi kolossal del tempo, venendo così a contatto con le grandi dive che apprezzarono le sue creazioni anche al di fuori dal set. Determinato a voler dare maggiore confort alle clienti che avrebbero indossato le sue scarpe e deciso a voler fare carriera, lo stilista si iscrisse all’University of Southern California dove studiò anatomia umana.

Nel 1923 aprì la sua prima boutique e le sue scarpe fecero impazzire tutte le donne di Hollywood, che in poco tempo gli attribuirono il titolo di “calzolaio delle stelle”. Nostalgico della sua terra, quattro anni dopo Salvatore Ferragamo lasciò l’America per tornare in Italia con l’obiettivo di aprire un’azienda e trasformare la produzione calzaturiera in un processo industriale.
L’azienda vide luce a Firenze nel 1924 ma quasi dieci anni dopo, a causa delle grave crisi del ’33, andò in bancarotta.
Il disastro finanziario non buttò giù lo stilista che, sempre alla ricerca di nuovi obiettivi da raggiungere, si risollevò portando il suo nome al massimo successo. Nel 1938, infatti, egli trasferì la sua sede a Palazzo Spini Feroni di Firenze e a partire dalla fine degli anni ’30 fino alla sua morte realizzò pezzi all’avanguardia, alcuni dedicati alle dive di Hollywood, nonché sue più fedeli clienti, che sono entrati nella storia delle calzature.

Ciò che ha determinato più di ogni altra cosa il successo di Ferragamo non è tanto la sua bravura o la passione che metteva nel suo lavoro, ma la sua mente innovativa e futurista incentrata in avanti verso le tendenze che si sarebbero susseguite dieci, venti e addirittura quarant’anni dopo. Guardando le sue opere, perché chiamarle solo scarpe sarebbe riduttivo, sembra strano pensare che sono state realizzate negli anni ’40 o ’50, quando le donne portavano tacchi bassi e modelli dallo stile classico.

Tra i modelli più all’avanguardia ricordiamo la zeppa “alata” (1939), il sandalo Rainbow (1938)- un sandalo-zeppa in camoscio a bande colorate realizzati per Judy Garland- e l’Invisible con tacco ad F (1947). Le ballerine con cinturino Audrey (1954) dedicate all’attrice Audrey Hepburn e le Cherie dedicate a Marilyn Monroe, i sandali con tacco a gabbia (1956), la Carmen realizzata per Carmen Miranda (1939), la prima scarpa in patchwork (1942) e il sandalo Renaissance in velluto con plateau e tacco collegati da una ingegnosa e sofistica costruzione (1940).

Rainbow
Sandalo America
Invisibile
Audrey
Cherie
Sandalo con tacco a gabbia
Carmen
Patchwork
Renaissance

E ancora la Evita (1950) e la celebre Red ricoperta da Swarovski disegnata per la Monroe (1960), il sandalo Chain (1938), l’Anna (1938), il particolare modello Athes (1950), Merletto (1948) e il tronchetto Futurista (1938).

Viviana Guglielmino

Evita
Red per Marilyn Monroe
Merletto
l'Anna
Tronchetto Futurista
Marta Bandini

Sono nata a Roma nel 1987 e da sempre ho una passione per la creatività, espressa liberamente nell'arte e nella moda. Dopo essermi diplomata ad un Istituto d'Arte, con specializzazione in Grafica Pubblicitaria, ho proseguito gli studi universitari intraprendendo il percorso di Storia dell'Arte Contemporanea, concluso nel 2010 con la tesi di Laurea sulla disputa sull'originalità o meno delle “Vere False Teste di Modigliani” e con esso l'affronto da parte dei giovani ai più grandi storici dell'arte dei miei tempi. Cosa rende “artista”, “famoso” o “unico” un quadro, un'opera d'arte, una canzone o un abito? Non esiste nessun riconoscimento se i primi a crederci non siamo noi stessi. E su questa riflessione che iniziò nel 2012 il progetto www.blogdimoda.com. Nato per dare voce a giovani artisti emergenti, piccoli brand che cercano di farsi strada nel difficile mondo della moda, negozianti che cercando di far conoscere i propri prodotti nel network del web.

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