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Top 5 dei peggiori abiti di Sanremo 2016 (FOTO)

Si è concluso anche per quest’anno il Festival della canzone italiana portando con sé rumors e pettegolezzi degni di 10, 5 milioni di telespettatori, un vero e proprio boom di ascolti per il presentatore più amato d’Italia, Carlo Conti.

Sul palco dell’Ariston ne abbiamo viste di cotte e di crude: da canzoni (decisamente) impossibili ad abiti prettamente fuori luogo (e fuori tempo).
In questo articolo presenteremo tutti gli OUT della kermesse canterina, cosa non avrebbero dovuto indossare cantanti e ospiti/superospiti, nella classifica dei peggiori abiti di Sanremo 2016.

1. ARISA

Di Arisa non si è capito un granché. Il primo abito di Annapurna sembrava un pigiama/maglioncino della nonna con una sorta di rete che scendeva fin le ginocchia, che Enzo Miccio ha coscientemente descritto “zanzariera”.
Il secondo abito, interamente in paillettes argento, fucsia e blu, le scendeva fin sopra le caviglie.
In effetti le incorniciava la candida carnagione, ma nonostante questo è stato un look azzardato e nel complesso non è piaciuto.
Il terzo abito è, probabilmente, il peggior abito che potesse mai indossare. Le evidenziava le curve, mostrava le spalle e la pelle chiara, la rendeva più bassa all’occhio di quanto già non fosse. Uno scempio.
L’ultimo abito, sempre in nero, le stringeva la vita. Non le stava malissimo, ma neanche benissimo.
ARISA: per quest’anno potrebbe benissimo non rientrare tra gli abiti di Sanremo 2016.
VOTO: NON CLASSIFICATO.

2. ANNALISA

Annalisa sembrava avesse intrapreso la strada del buongusto finchè non ci ha mostrato per la seconda serata di Sanremo 2016 un abito bianco di Mario Dice molto aderente.
Fianchi in bella vista e colore che le moriva addosso, per non parlare della sua schiena coperta da un enorme devorè nero, una sorta di tatuaggio stile barocco.
Dopo una serie di abiti poco convincenti, in rosso acceso e in bianco, Annalisa ha migliorato il look indossando un vestito nero con dettagli lucenti sulla parte frontale e spalline per la finale.
Nonostante questo, non ha convinto il pubblico del tutto.
ANNALISA: per questo primo pagellino non raggiunge la sufficienza.
VOTO: 5

Italian singer Annalisa performs on stage during the Sanremo Italian Song Festival at the Ariston theater in Sanremo, Italy, 13 February 2016. The 66th Festival della Canzone Italiana runs from 09 to 13 February. ANSA/CLAUDIO ONORATImore

3. FRANCESCA MICHIELIN

L’abito di Francesca Michielin ricordava nella seconda serata uno stile campagnolo proveniente dal Minnesota. Un gusto tra il country e il bon ton che stonava con l’immenso palco dell’Ariston.
Dalla seconda serata alla finale, ha intrapreso la strada della riconciliazione con il buon gusto e ha indossato delle jumpsuits che le donavano tantissimo, dal borgogna al nero e per finire con il rosa champagne.
Una firma che potrà ripescare per altre occasioni: Au jour le jour.
FRANCESCA MICHIELIN: grande ripresa e buon approccio, sufficienza assicurata.
VOTO: 6

4. DEBORA IURATO

Inizio catastrofico: l’abito di Francesco Paolo Salerno ricordava vagamente le sorellastre di Cenerentola, impetuoso e altisonante, pomposo, oneroso. In una sola riduttiva parola: troppo.
Il devorè sul tulle (il tatuaggio sul braccio) è stata una delle peggiori cose mai viste a Sanremo 2016, in ogni caso oscurava prepotentemente Giovanni Caccamo.
Ripresa non del tutto eccellente per la cantante che ha indossato, per le restanti serate, abiti neri completamente anonimi.
DEBORA IURATO: anche se ci hai provato a fare del tuo meglio, non ci sei riuscita.
VOTO: 3

5. GABRIEL GARKO

Non solo le donne sbagliano look, anche molti uomini tendono a sbagliarlo nonostante non ci sia nulla di complicato.
Si deve solo stare attenti a impostarsi sulla seguente formula: giacca, camicia, pantalone, scarpe.
Eppure, nonostante questa unica possibilità d’eleganza maschile, c’è chi cade proprio sugli abbinamenti.
Nella quinta ed ultima serata di Sanremo 2016, Gabriel Garko sfoggia una giacca bianca con papillon rosso da cameriere.
GABRIEL GARKO: per questo Sanremo lo troviamo impreparato.
VOTO: 2.

Non rientrano nella classifica gli abiti che non sono piaciuti nella loro unicità come l’abito tigrato e l’abito nero tendenza gallo cedrone di Madalina Ghenea per la prima serata e l’abito meringa, verde, con drappeggi e tessuto lucente di Cristina D’Avena.

Marta Bandini

Sono nata a Roma nel 1987 e da sempre ho una passione per la creatività, espressa liberamente nell'arte e nella moda. Dopo essermi diplomata ad un Istituto d'Arte, con specializzazione in Grafica Pubblicitaria, ho proseguito gli studi universitari intraprendendo il percorso di Storia dell'Arte Contemporanea, concluso nel 2010 con la tesi di Laurea sulla disputa sull'originalità o meno delle “Vere False Teste di Modigliani” e con esso l'affronto da parte dei giovani ai più grandi storici dell'arte dei miei tempi. Cosa rende “artista”, “famoso” o “unico” un quadro, un'opera d'arte, una canzone o un abito? Non esiste nessun riconoscimento se i primi a crederci non siamo noi stessi. E su questa riflessione che iniziò nel 2012 il progetto www.blogdimoda.com. Nato per dare voce a giovani artisti emergenti, piccoli brand che cercano di farsi strada nel difficile mondo della moda, negozianti che cercando di far conoscere i propri prodotti nel network del web.

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