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Truffe mania, siti che vendono abiti da ”sogno” a prezzi stracciati (FOTO)

”Non è tutto oro quel che luccica” diceva un antico proverbio. Molti brand sconosciuti postano quotidianamente, sui social e non, numerosi abiti da sera a prezzi allettanti per stuzzicare il palato delle acquirenti. Altrettanto numerose sono le richieste d’acquisto, ma tutto l’entusiasmo iniziale svanisce non appena il pacco tanto atteso arriva a casa: vestiti maleodoranti, sgualciti e di scarsa qualità. C’è poco da aggiungere, queste sono vere e proprie truffe.

”Ecco cosa ho ricevuto ordinando vestiti a poco prezzo su questi siti online”.

BuzzFeed News, sito di informazione, ricevute le numerose lamentele, ha deciso di indagare un po’e ha scoperto purtroppo che migliaia di ragazze hanno perso molti soldi e che questi sono finiti nelle tasche di tante aziende cinesi. Aziende che si mascherano dietro marche delle quali BuzzFedd ha rilasciato i nomi: Zaful, SammyDress, DressLily, rosegal, RoseWe, TideBuy, choies e Romwe. Queste appartengono ad un’unica società cinese, la ShenZhen Global Egrow E-Commerce Co. o Global Egrow: si tratta di una società fondata nel 2007 e nel 2014 ha fatturato circa 200 milioni di dollari, equivalenti a 176 milioni di euro. Nello stesso anno questa è stata comprata dall’azienda di abbigliamento Shanxi Baiyuan Trousers: appartiene a Yang Jianxin che nel 2015 la rivista Forbes ha messo al posto numero 394 della sua lista dei cinesi più ricchi. La Global Egrow controlla anche altri 41 siti, tra cui rivenditori di giocattoli e di dispositivi elettronici volumebest.com e gearbest.com.

Secondo BuzzFeed News i siti di Global Egrow per attirare l’attenzione utilizzano foto rubate in rete dai social delle fashion blogger e raggiungono le loro clienti attraverso Facebook. Nonostante ci siano molti commenti negativi sotto gli ultimi post delle pagine di questi siti: RoseGal, DressLily, RoseWe e TideBuy hanno più di un milione di followers e tra i “mi piace” alla pagina ci sono anche quelli di molti italiani.

Fortunatamente su Facebook esistono anche alcune pagine e gruppi creati con lo scopo di mettere in guardia le possibili clienti di DressLily da pessimi acquisti. Su uno di questi, chiamato Rosewholesale Scam, si possono trovare confronti tra le immagini dei prodotti ricevuti dalle clienti di questi siti e quelle dei capi che si aspettavano di ricevere. L’aspetto che fa più riflettere è che le regole di Facebook non vietano a questi siti di mostrare immagini ingannevoli. Facebook è rigido per quanto riguarda le parole usate negli annunci e nei post pubblicitari e le immagini che accompagnano il testo non devono essere offensive, ma non ci sono strumenti che gli consentano di riconoscere foto rubate a meno che qualcuno non ne segnali l’uso scorretto. In più la piattaforma non ha alcuna responsabilità legata alla vendita dei prodotti di scarsa qualità, dato che la vendita effettiva avviene al di fuori di esso.

BuzzFeed ha sottolineato come, in termini di acquisto di spazio pubblicitario, questi siti giovino molto alle finanze di Facebook. Nell’ultimo anno quest’ultimo ha cercato di attrarre aziende cinesi che volessero vendere prodotti all’estero (Facebook è vietato in Cina) e il crescere delle pagine dei siti di e-commerce della Global Egrow è una prova lampante del successo di questa ”tattica strategica”.

”Hai mai fatto biologia? – ha dichiarato una ragazza – Hai presente quando devi sezionare un maiale o una rana e senti quel tremendo odore di formaldeide? Ecco, il vestito che ho ricevuto puzzava proprio così”.

Marta Bandini

Sono nata a Roma nel 1987 e da sempre ho una passione per la creatività, espressa liberamente nell'arte e nella moda. Dopo essermi diplomata ad un Istituto d'Arte, con specializzazione in Grafica Pubblicitaria, ho proseguito gli studi universitari intraprendendo il percorso di Storia dell'Arte Contemporanea, concluso nel 2010 con la tesi di Laurea sulla disputa sull'originalità o meno delle “Vere False Teste di Modigliani” e con esso l'affronto da parte dei giovani ai più grandi storici dell'arte dei miei tempi. Cosa rende “artista”, “famoso” o “unico” un quadro, un'opera d'arte, una canzone o un abito? Non esiste nessun riconoscimento se i primi a crederci non siamo noi stessi. E su questa riflessione che iniziò nel 2012 il progetto www.blogdimoda.com. Nato per dare voce a giovani artisti emergenti, piccoli brand che cercano di farsi strada nel difficile mondo della moda, negozianti che cercando di far conoscere i propri prodotti nel network del web.

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