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Il boicottaggio social contro Dolce&Gabbana

Continua la bufera contro Dolce & Gabbana, dopo la tanto discussa intervista rilasciata a “Panorama” in cui Stefano e Domenico definiscono “sintetici” i figli nati in vitro. Elton John dichiara guerra a Dolce&Gabbana, sentendosi pizzicato e, non solo, li critica aspramente difendendo i suoi figli nati “chimicamente”, con tanto di hashtag #BoycottDolceGabbana, lo seguono a ruota Ricky Martin, Courtney Love e compagnia bella, ed i social si scatenano.

Tra Twitter, Instagram e Facebook esplode la polemica. La vicenda ricorda quella che ha coinvolto Guido Barilla, patron del pastificio, che aveva detto no alle famiglie gay negli spot del suo marchio innescando una tale polemica e un boicottaggio che lo aveva poi costretto a scusarsi. Sembra davvero assurdo dopo qualche mese dai fatti accaduti a Parigi e alla redazione di Charlie Hebdo, vedere ancora come la libertà di parola e di pensiero scaturisca ancora tutte queste polemiche.

Ora, condivisibile o no, che ferisca la sensibilità di alcuni o meno, quel boicottaggio vip che lapida il libero pensiero altrui fa impressione, disgusto ed è anche triste che a suon di # virali, si crei una guerra mediatica capeggiata da Sir Elton John. Basta un hashtag virale come #JeSuisCharlie per rendere supereroi, ne basta un altro identico per scatenare un putiferio, ma alla fine di tutto stiamo parlando della stessa cosa: libertà di esprimere il proprio pensiero, giusto o sbagliato che sia.

Non l’abbiamo inventata mica noi la famiglia. L’ha resa icona la Sacra famiglia, ma non c’è religione, non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre. O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi convincono quelli che io chiamo figli della chimica, i bambini sintetici. Uteri in affitto, semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre. Procreare deve essere un atto d’amore, oggi neanche gli psichiatri sono pronti ad affrontare gli effetti di queste sperimentazioni. La vita ha un suo percorso naturale, ci sono cose che non vanno modificate. E una di queste è la famiglia“.

I due stilisti italiani nell’intervista a Panorama si sono pronunciati in maniera forte, forse senza pensare alle conseguenze mediatiche, scatenando un botta e risposta tra loro e il resto del mondo.

Elton John, che con il marito David Furnish ha due bambini concepiti con fecondazione artificiale, ha attaccato a testa bassa su Instagram: “Come osate riferirvi ai miei splendidi figli come sintetici? Vergognatevi di aver puntato il dito contro la fecondazione in vitro, un miracolo che ha consentito a legioni di persone che si amano, sia eterosessuali sia gay, di realizzare il loro sogno di avere figli. Il vostro pensiero arcaico è fuori dal tempo, come la vostra moda. Non indosserò più abiti di Dolce & Gabbana“, seguito dall’hashtag #BoycottDolceGabbana.

Subito la lite si è spostata sugli altri social, coinvolgendo star del calibro di Ricky Martin, che ha avuto due figli da madre surrogata, il quale ha lanciato un appello agli stilisti: “Le vostre voci sono troppo potenti perchè vengano impegnate a spargere odio: sveglia, è il 2015. Amatevi“. L’ex tennista Martina Navratilova, sposata con Julia Lemigova ha scritto che “bisognerà vedere se queste sciocchezze faranno del male al conto in banca di Dolce e Gabbana“. Courtney Love, vedova di Kurt Cobain, con la sua consueta sobrietà si è detta pronta “mettere insieme tutti gli accessori Dolce & Gabbana per bruciarli“.

Ed ecco arrivata subito la risposta di Domenico Dolce: “Sono siciliano e sono cresciuto con un modello di famiglia tradizionale, fatto di mamma, papà e figli”, ha dichiarato lo stilista, “ao che esistono altre realtà ed è giusto che esistano, ma nella mia visione questo è quello che mi è stato trasmesso, e con questi i valori dell’amore e della famiglia. Io sono cresciuto così, ma questo non vuol dire che non approvi altre scelte. Ho parlato per me, senza giudicare le decisioni altrui“. “Crediamo fermamente nella democrazia e pensiamo che la libertà di espressione sia una base imprescindibile per essa“, ha aggiunto Stefano Gabbana, “Noi abbiamo parlato del nostro modo di sentire la realtà, ma non era nostra intenzione esprimere un giudizio sulle scelte degli altri. Noi crediamo nella libertà e nell’amore“.

Contemporaneamente il direttore di Panorama, Giorgio Mulé, su Twitter hai inviato un messaggio a Elton John “di provare ad accettare le idee diverse, è un buon esercizio di democrazia, ed è pure facile“. Schierati anche dalla parte dei due stilisti Formigoni che ha definito il cantante Elton John “un talebano”, Famiglia Cristiana, Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, e e molti altri.

Un’opinione da rispettare, ma non per i gay che hanno gridato subito alla violazione dei loro diritti. Alla fine di tutto chi lotta per avere pari diritti, per essere trattato come tutti gli altri, per poter esprimere il proprio parere e vivere l’amore in libertà, pretendendo rispetto, è stato poi chi ha capeggiato una guerra mediatica contro chi la pensava diversamente, in questo c’è seriamente da riflettere.

L’amore ha mille sfaccettature ed è anche questo il bello, non guarda in faccia sesso, razze e colori, creando famiglie diverse tra loro con questo grande sentimento in comune, ma ancora più bello è il rispetto delle opinoni altrui, giuste o sbagliate che siano.

Marta Bandini

Sono nata a Roma nel 1987 e da sempre ho una passione per la creatività, espressa liberamente nell'arte e nella moda. Dopo essermi diplomata ad un Istituto d'Arte, con specializzazione in Grafica Pubblicitaria, ho proseguito gli studi universitari intraprendendo il percorso di Storia dell'Arte Contemporanea, concluso nel 2010 con la tesi di Laurea sulla disputa sull'originalità o meno delle “Vere False Teste di Modigliani” e con esso l'affronto da parte dei giovani ai più grandi storici dell'arte dei miei tempi. Cosa rende “artista”, “famoso” o “unico” un quadro, un'opera d'arte, una canzone o un abito? Non esiste nessun riconoscimento se i primi a crederci non siamo noi stessi. E su questa riflessione che iniziò nel 2012 il progetto www.blogdimoda.com. Nato per dare voce a giovani artisti emergenti, piccoli brand che cercano di farsi strada nel difficile mondo della moda, negozianti che cercando di far conoscere i propri prodotti nel network del web.

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