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Talitha Getty, la bella e dannata musa di Yves Saint Laurent (GLAMOURZONE)

Non tutti conoscono Talitha Getty, attrice e modella che godette di gran successo durante gli anni ’60, ma la sua storia merita di essere raccontata in quanto la sua personalità eccentrica e il suo stile gitano hanno influenzato, nel corso degli anni, le più grandi case di moda fino ad arrivare ai nostri giorni.

Diane von Furstenberg l’ha definita “una creatura brillante che voleva danzare sotto le stelle”, e Talitha era così, uno spirito libero e ribelle che con la sua aurea magnetica e il suo fascino multietnico ha conquistato i cuori di grandi personalità nel panorama mondano dei 60s, a cominciare dal giornalista Jonathan Meades al danzatore Rudolf Nureyev, e poi Diana Vreeland -celebre direttrice di Vogue e Harper’s Bazaar– e Yves Saint-Laurent che fece di lei la sua modella prediletta e musa ispiratrice.

Figlia di artisti, Talitha Dina Polquando nacque a Giava nel 1940. A causa dell’occupazione giapponese nelle Indie orientali olandesi, trascorse i primi anni della sua vita in un campo di prigionia con la madre, perdendo ogni traccia del padre. Nel 1945 riuscì a trasferirsi a Londra, dove sviluppò un profondo interesse verso la recitazione. Giovanissima si iscrisse alla Royal Academy of Dramatic Art e proseguì gli studi anche dopo la prematura morte della madre.
Alla RADA ebbe modo di conoscere Jonathan Meades che la definì “la donna più giovane e bella che avesse mai visto”. La bellezza esotica di Talitha ammaliò anche il danzatore Rudolf Nureyev, noto anche per la sua omosessualità, che affermò di essere attratto eroticamente da lei al punto di volerla sposare.

L’incontro con Yves Saint Laurent fece di lei la musa ispiratrice del grande genio della moda, nonché sua grande amica. Talitha diventò per Yves lo spirito che incarnava tutte le sue collezioni, l’idea e il fulcro di quelle linee dal sapore orientale disegnate durante il soggiorno dello stilista nella sua villa a Marrakech, dove nuove ispirazioni e calde serate all’insegna del divertimento e della trasgressione si univano sotto il cielo stellato del Marocco.

Pierre Bergé, Talitha Getty e Yves Saint Laurent

Nel 1965, durante una festa organizzata da Claus von Bülow, Talitha incontrò il filantropo e magnate americano John Paul Getty jr, che sposò nel giugno del 1966 in Campidoglio a Roma indossando un mini abito bianco ornato con pelliccia di visone. Dalla loro unione nacque Tara Getty, unica figlia della coppia. Per crescere la figlia Talitha decise di abbandonare il cinema dedicandosi alla famiglia, tuttavia non rinunciò alle droghe diventate presenze fisse nella sua vita.

Talitha e John Paul Getty

Nel 1967 è protagonista del celebre servizio fotografico per Vogue America intitolato Talitha’s own boutique, scattato tra le mura della sua a casa a Marrakech. Nel servizio, la Getty è stata immortalata con abiti dallo stile etnico-gitano firmati Yves Saint Laurent e vistosi gioielli dal sapore orientale. Le foto dello shooting, che la ritraggono nella sua vera essenza e con lo stile inconfondibile che ha fatto di lei un’icona, fungono ancora oggi da ispirazione per designer e case di moda, tra cui Michael Kors, Marc Jacobs, Kenzo, Gucci e Chloé.

Una carriera sfavillante, un matrimonio perfetto e una vita agiata non hanno però colmato il vuoto dell’attrice dovuto dalle difficoltà subite durante l’infanzia. A soli 31 anni, 14 luglio 1971, Talitha Getty è stata trovata senza vita nel suo appartamento di Roma per overdose di eroina e barbiturici.

Viviana Guglielmino

Marta Bandini

Sono nata a Roma nel 1987 e da sempre ho una passione per la creatività, espressa liberamente nell'arte e nella moda. Dopo essermi diplomata ad un Istituto d'Arte, con specializzazione in Grafica Pubblicitaria, ho proseguito gli studi universitari intraprendendo il percorso di Storia dell'Arte Contemporanea, concluso nel 2010 con la tesi di Laurea sulla disputa sull'originalità o meno delle “Vere False Teste di Modigliani” e con esso l'affronto da parte dei giovani ai più grandi storici dell'arte dei miei tempi. Cosa rende “artista”, “famoso” o “unico” un quadro, un'opera d'arte, una canzone o un abito? Non esiste nessun riconoscimento se i primi a crederci non siamo noi stessi. E su questa riflessione che iniziò nel 2012 il progetto www.blogdimoda.com. Nato per dare voce a giovani artisti emergenti, piccoli brand che cercano di farsi strada nel difficile mondo della moda, negozianti che cercando di far conoscere i propri prodotti nel network del web.

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