Un divorzio che ha portato a degli strascichi legali notevoli quello tra Lanvin e il suo direttore artistico Alber Elbaz, che lo scorso 28 ottobre ha lasciato le redini, con un brutale addio dello stilista, della casa parigina di lusso.
Così i rappresentanti del personale hanno attivato la procedura di avvertimento interna (il “droit d’alerte”, una prerogativa del comitato aziendale, il quale può esercitarlo quando «venga a conoscenza di fatti che possano incidere in modo preoccupante sulla situazione economica della società», dice la legge francese), esigendo dalla direzione aziendale le risposte a varie domande. A partire dalla frettolosa esclusione di Alber Elbaz, fino ad arrivare al calo delle vendite per 30 milioni di euro registrato fra il 2012 e il 2014, con il fatturato di Lanvin che si è ridotto da 235 milioni di euro a 206 milioni di euro in soli 3 anni.

pambianconews.com
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Ed è ora tutti contro tutti: a margine del procedimento, si legge su Wwd, gli avvocati della griffe avrebbero puntato il dito anche contro lo stilista: secondo i legali della maison, infatti, Elbaz avrebbe pianificato operazioni finanziarie su titoli riferibili al gruppo, con eccessiva autonomia rispetto alla proprietà del brand (la cui maggioranza fa capo al magnate cinese Shaw-Lan Wang).

I dibattiti hanno rivelato non solamente le tensioni esistenti all’interno dell’azienda, ma anche i suoi problemi finanziari. Dopo aver accumulato perdite per quasi 30 anni, la società creata da Jeanne Lanvin nel 1889 era tornata a generare profitti e redditività nel 2007. Ma in questi ultimi anni, il trend si è nuovamente invertito, come ha denunciato Alber Elbaz una volta licenziato, accusando la direzione della mancanza di una vera strategia di marketing e di investimenti.

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La Corte di Parigi si pronuncerà in merito alla questione il 16 dicembre. Comunque vada, per Elbaz si parla di una buonuscita tra i 20 e i 40 milioni di euro.