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Manolo Blahnik racconta in un libro le sue follie e ossessioni (FOTO)

Amici, passioni, cibi, mostre e molte, moltissime scarpe. Lo stilista Manolo Blahnik si racconta nel suo nuovo libro intitolato ”Manolo Blahnik: Gesti fugaci e ossessioni”. Si tratta di un compendio autobiografico ricco di immagini inedite e di esilaranti conversazioni fra Blahnik e Mary Beard, docente di lettere all’università di Cambridge, con i registi Pedro Almodóvar e Sofia Coppola, con l’architetto spagnolo Rafael Moneo e con il suo amico giornalista e fotografo Michael Roberts.

Settantatré anni da compiere, 40 anni di carriera alle spalle, più di 30.000 modelli di scarpe dal prezzo pauroso, Blahnik è uno degli stilisti più adorato dal gentil sesso per le sue scarpe dai tacchi vertiginosi, lacci, cuciturini e dettagli che le rendono icone di glamour e sex appeal. Nato a Santa Cruz de la Palma nelle Isole Canarie, si è trasferito a Londra con la sorella Evangeline dove ha aperto la sua prima boutique negli anni ’70 in Old Church Street. Racconta di aver letto un’infinità di libri e di averne così tanti da aver accumulato pile e pile su comodini e tavoli delle case in cui ha abitato, a partire da quella natale. Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Il Gattopardo sono i suoi preferiti, ma rilegge con piacere Madame Bovary. Una passione inculcatagli da sua madre. Ha sempre adorato il cinema, necessario per la sua formazione culturale, ma ora lo frequenta poco: ”Non sopporto il rumore di chi mangia popcorn”.

”I tacchi? Perfetti per le alte, le bassine stanno decisamente meglio con il raso terra, tre centimetri al massimo”. Una teoria alquanto insolita, ma evidentemente veritiera se enunciata dal grande intenditore Manolo. Altra regola da rispettare è quella dell’armonia, della naturalezza e soprattutto optare per un tacco alto 7 o 8 centimetri, altezza ideale. Detesta i plateau e le sneakers. Questi sono alcuni degli ingredienti che arricchiscono il suo nuovo libro, edito da Rizzoli e contornato dai favolosi scatti che Michael Roberts ha selezionato appositamente fra i 20 mila modelli della collezione personale dello stilista.

Il grande schermo l’ha voluto per creare modelli unici: dalle scarpe ricche di margherite da far calzare alle donne nevrotiche nel film di Pedro Almodovar, alle antiche e piene di fronzoli e decori per la sensuale Marie Antoinette di Sofia Coppola. ”Ho sempre avuto una ossessione per la regina di Francia, la sua storia era la mia favola della buonanotte, ne ho visitato tutte le residenze e i giardini. Quando Milena Canonero mi ha chiamato per il film ho cercato di seguire il suo consiglio: immagina cosa vorrebbe lei se venisse a comprare le scarpe da te”.

Non ha mai smesso di creare sin da quando la caporedattrice di Vogue America nei lontani anni’70, Diane Vreeland, dopo avere visto alcuni dei suoi abbozzi, gli fece capire che quello era il suo unico destino. Poco tempo fa ha lanciato una collezione di clutch gioiello, impreziosite da pietre ricamate a mano come quelle sulle calzature, made in Italy. Chi l’avrebbe mai immaginato tutto questo successo da un uomo che da giovane aveva in mente di fare ”il muratore”. Che assurdità. Oggi il suo marchio è uno tra i più grandi nel settore luxury delle scarpe femminili. ”È meraviglioso che mi trattino come un artista” ha rivelato ironicamente al Wall Street Journal ”Io sono solo un calzolaio e faccio solo stupide scarpe”.

Artista visionario e poliedrico che ha toccato l’apice del successo quando l’HBO ha trasmesso la serie amata da intere generazioni di donne ”Sex and the City”, dove la protagonista Carrie Breadshow, scrittrice freelance che vive in un piccolo appartamento a NYC, pur di acquistare un paio di Manolo Blahnik è disposta a dormirci sopra e guai a chi gliele tocca.

Il libro incantevole di Manolo Blahnik

Credit photo: Michael Roberts

Marta Bandini

Sono nata a Roma nel 1987 e da sempre ho una passione per la creatività, espressa liberamente nell'arte e nella moda. Dopo essermi diplomata ad un Istituto d'Arte, con specializzazione in Grafica Pubblicitaria, ho proseguito gli studi universitari intraprendendo il percorso di Storia dell'Arte Contemporanea, concluso nel 2010 con la tesi di Laurea sulla disputa sull'originalità o meno delle “Vere False Teste di Modigliani” e con esso l'affronto da parte dei giovani ai più grandi storici dell'arte dei miei tempi. Cosa rende “artista”, “famoso” o “unico” un quadro, un'opera d'arte, una canzone o un abito? Non esiste nessun riconoscimento se i primi a crederci non siamo noi stessi. E su questa riflessione che iniziò nel 2012 il progetto www.blogdimoda.com. Nato per dare voce a giovani artisti emergenti, piccoli brand che cercano di farsi strada nel difficile mondo della moda, negozianti che cercando di far conoscere i propri prodotti nel network del web.

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