Categories: GlamourzoneNews

Maria Antonietta, musa della moda di ieri, di oggi e di domani (GLAMOURZONE)

Prima di ricordare Maria Antonietta come la regina che perse la testa per mano di un popolo rivoluzionario, bisognerebbe parlare della grande influenza che ella ebbe nella moda dell’XVIII secolo. Le scelte di stile adottate da questa grande regina di Francia hanno completamente influenzato anche i nostri giorni e, a 222 anni dalla sua morte, Maria Antonietta mantiene ancora alto il titolo di icona di stile ed eleganza.
Molti stilisti come Karl Lagerfeld, Vivienne Westwood, John Galliano, Dior e Sarah Burton per Alexander McQueen, non hanno resistito al fascino di una delle regine più chiacchierate e modaiole della storia, facendo di lei una vera e propria musa della moda.

La storia di Maria Antonietta non è delle più felici. Costretta ad un matrimonio politico per volere della madre, l’imperatrice d’Austria Maria Teresa, Maria Antonia venne promessa in sposa al delfino di Francia Louis Auguste, nipote del re Louis XV, quando aveva solo 14 anni. Lasciata l’Austria, parte alla volta della Francia dove l’attendeva la sua nuova famiglia e la reggia più grande e maestosa di tutti i tempi, Versailles. Cambiato il nome da Antonia ad Antonietta, i primi sette anni del matrimonio con il delfino furono molto infelici e senza eredi. Morto Louis XV, Maria Antonietta e Louis Auguste (Louis XVI) salirono al trono di Francia nel 1774, quando avevano rispettivamente 18 e 19 anni. Per alleviare i dispiaceri di un matrimonio infelice e di un marito indifferente (almeno durante i primi anni), Maria Antonietta iniziò a dedicarsi alle spese pazze, alle feste e ai balli, e fu durante un ballo in maschera all’Operà di Parigi che conobbe il conte svedese Hans Axel von Fersen, l’unico grande amore della sua vita.
Alla fine del 1778, dopo sette anni di matrimonio, la regina diede finalmente alla luce la sua prima figlia, ma l’erede al trono arrivò solo nel 1781, seguirono altri due figli nati nel 1785 e nel 1786. La felicità del popolo francese per la nascita degli eredi al trono durò davvero poco e ben presto tornò nuovamente l’astio nei confronti della regina. La crisi finanziaria della Francia portò alla rivoluzione e alla carcerazione dei due sovrani. Nel 1791 la famiglia reale, aiutata dal conte Fersen, tentò la fuga verso i Paesi Bassi, ma venne riconosciuta a Varennes- a pochi chilometri dal confine-, arrestata e rispedita a Parigi. Dopo due processi considerati farsa, nel 1793 Luigi XVI e Maria Antonietta furono accusati di tradimento e ghigliottinati a distanza di 9 mesi l’uno dall’altra, ponendo così fine all’Ancien Regime.

Già dai suoi primi anni a Versailles come delfina, Maria Antonietta non amava lo stile delle dame di corte- ancora influenzate dagli anni del regno del Re Sole– e lo considerava troppo vecchio e pomposo. La “rivoluzione” avvenne nel 1774 quando, già divenuta regina, conobbe la sarta Rose Bertin, oggi considerata la prima couturière della storia. La regina predilesse lo stile rococò indossando robe à la polonaise, ovvero ampi e sontuosi abiti con uno sbuffo sulla gonna, ricchi di dettagli e gioielli. In breve tempo il suo nuovo vestiario fece impazzire tutte le nobildonne della corte che divennero presto delle fedeli clienti della Bertin. Per quanto riguarda le acconciature, la regina faceva riferimento al gran coiffeur Lèonard che creava per lei delle vere e proprie opere d’arte dalla struttura piramidale e a dir poco eccentriche, arricchite da piume, gioielli, fiori e perle, in cui venivano alle volte ricostruiti paesaggi, case, giardini, velieri etc. Per la realizzazione, Maria Antonietta doveva sottoporsi a delle interminabili e dolorose sedute e sopportare il peso della struttura e il nauseabondo odore delle pomate. Le acconciature erano così alte che più di una volta ella dovette farla smontare per poter passare dalle porte che davano alla Galleria degli Specchi (per poi rimontarle una volta passata) o entrare in ginocchio all’interno di una carrozza.

Maria Antonietta con un abito stile rococò
Robe a la polonaise
Lèonard a lavoro
pouf da mettere sulle acconciaure

Dopo la maternità, Maria Antonietta iniziò a stufarsi degli abiti sfarzosi, delle monumentali acconciature e dei gioielli, e incaricò Rose Bertin di procurarle abiti più semplici. Nacque così la chemise à la reine, un abito di mussola bianca dal taglio neoclassico molto simile ad una sottoveste. Il nuovo abbigliamento non sfarzoso fece molto discutere sia a corte che tra il popolo. Perché mai una regina dovrebbe vestirsi da campagnola? si chiedevano gli esponenti dell’alta nobiltà. Per i parigini- gli stessi che avevano tanto criticato Maria Antonietta per i suoi sfarzi e le sue spese folli- il motivo del cambiamento di stile derivava dal fatto che, secondo il loro pensiero oscurato dall’odio, ella voleva mandare in malora l’industria tessile francese a favore di quella austriaca. Fatto sta però che tutto quella che la regina di Francia indossava veniva immediatamente imitato sia a Parigi e sia dalle altre sovrane delle grandi corti d’Europa.
A Maria Antonietta e a Rose Bertin, nominata Ministro della moda, dobbiamo la nascita del color pulce e di alcune tonalità di rosa (alcune nate grazie a madame De Pompadour e poi riproposte).

Maria Antonietta indossa la chemise a la reine
Kirsten Dunst in una scena del film Marie Antoinette

Icona di stile senza tempo, nonché la prima sovrana al mondo ad avere lanciato il concetto di moda femminile all’interno di una corte, Maria Antonietta influenza ancora oggi l’idea di eleganza e di femminilità nella moda contemporanea. Nel 2007, John Galliano ha realizzato per Dior una collezione haute couture incentrata principalmente sulla figura di Maria Antonietta, portando in passerella abiti ampi, bustini ricamati, pizzi e merletti barocchi, piume e acconciature stravaganti. Stessa cosa fece anche nella fall/winter 2001, ricreando il famoso Robe à la française– ampio abito supportato da stecche di balena- e riproducendo la collana di diamanti che divenne celebre per lo scandalo che coinvolse la famiglia reale. Ma all’acconciatura a piramide ornata da piume e gioielli Galliano ha abbinato un make up di ispirazione orientale.

Dior haute couture 2007
Dior haute couture 2007
Dior haute couture 2007
Dior 2001
Dior 2001
Dior 2001
Alexander McQueen
Alexander McQueen
Vivienne Westwood 1995
Dior make up 2014

Il mito della più famosa tra le regine di Francia ha affascinato anche il kaiser della moda Karl Lagerfeld, che ha immortalato Claudia Schiffer e Vanesse Paradis nelle vesti di Maria Antonietta. Sempre nel mondo della fotografia, in un connubio tra storia e moda, anche Vogue non ha rinunciato all’ispirazione antoniettana scegliendo Kirsten Dunst, fotografata da Annie Leibovitz, come cover girl nel 2006. Inoltre, anche Grace Coddington, braccio destro di Anna Wintour, ha incentrato un intero servizio fotografico tra le mura dorate di Versailles. Stessa cosa hanno fatto anche Vogue Giappone nel 2012, ricreando una Maria Antonietta asiatica con abiti dallo stile barocco firmati Dolce & Gabbana, e Harper Bazaar con un servizio fotografico realizzato da Karl Lagerfeld.

Viviana Guglielmino

Claudia Schiffer
Vanessa Paridis
Vogue USA 2006 by Annie Leibovitz
Vogue USA 2006 by Annie Leibovitz
Vogue USA 2006 by Annie Leibovitz
Vogue USA 2006 by Annie Leibovitz
Vogue USA 2006 by Annie Leibovitz
Vogue USA 2011 by Mario Testino
Vogue Japan 2012
Vogue Japan 2012
Harper's Bazaar USA - April 2014 by Karl Lagerfeld
Harper's Bazaar USA - April 2014 by Karl Lagerfeld
Harper's Bazaar USA - April 2014 by Karl Lagerfeld
Kirsten Dunst cover Vogue USA 2006
Marta Bandini

Sono nata a Roma nel 1987 e da sempre ho una passione per la creatività, espressa liberamente nell'arte e nella moda. Dopo essermi diplomata ad un Istituto d'Arte, con specializzazione in Grafica Pubblicitaria, ho proseguito gli studi universitari intraprendendo il percorso di Storia dell'Arte Contemporanea, concluso nel 2010 con la tesi di Laurea sulla disputa sull'originalità o meno delle “Vere False Teste di Modigliani” e con esso l'affronto da parte dei giovani ai più grandi storici dell'arte dei miei tempi. Cosa rende “artista”, “famoso” o “unico” un quadro, un'opera d'arte, una canzone o un abito? Non esiste nessun riconoscimento se i primi a crederci non siamo noi stessi. E su questa riflessione che iniziò nel 2012 il progetto www.blogdimoda.com. Nato per dare voce a giovani artisti emergenti, piccoli brand che cercano di farsi strada nel difficile mondo della moda, negozianti che cercando di far conoscere i propri prodotti nel network del web.

Post Recenti

Profumi di nicchia: come scegliere il mix perfetto

Scegliere il profumo è un viaggio dentro sé stessi, un dialogo con la propria memoria…

% Giorni Fa

Quali sono i migliori Brand per la cura della pelle?

Che sia mattina o sera, il momento della skincare è sacrosanto per la cura della…

% Giorni Fa

Come usare un fondotinta coprente per valorizzare il trucco viso

Nel vasto universo della cosmesi, il fondotinta assume un ruolo di primaria importanza, fungendo da…

% Giorni Fa

A San Valentino regala un Gioiello: le migliori idee regalo per la tua metà

Amanti del romanticismo, all’appello! L'amore è nell'aria e San Valentino si avvicina: la festa degli…

% Giorni Fa

Esplorare la moda sostenibile: l’approccio innovativo di PANGAIA

Si può conciliare la passione per la moda con il rispetto della sostenibilità? PANGAIA, brand…

% Giorni Fa

Trench da Donna: Eleganza e Versatilità per Ogni Stagione

L'eleganza senza tempo incontra la funzionalità nel mondo dei trench da donna, un capo che…

% Giorni Fa