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Lezione di moda di Giorgio Armani, sei regole da non trasgredire secondo lo stilista

Giorgio Armani ha presentato alla Milano Fashion Week le sue collezioni autunno/inverno 2016-17. Ancora una volta la maison può vantare il titolo di madre della moda italiana.

Le collezione “New Pop Emporio Armani” e “Giorgio Armani” con il loro stile elegante tra classico e moderno hanno permesso allo stilista di dare voce ad una riflessione più ampia su ciò che oggi è la moda. Egli spesso osserva donne che tendono ad omologarsi o si vestono in modo giovanile.
Con uno sguardo sul presente Re Giorgio dà preziosi consigli ad ogni donna.

– Uno stile tra classicità e modernità

“La nuova collezione di Emporio Armani coglie dalla strada gli elementi che sono un po’ più spettacolari, evidenti ed evidenziabili, e con un gioco di grafismi che nascono dal digitale e dai suoi colori vuole raccontare in un modo coerente il mondo che viviamo adesso e che vivremo sempre di più. Ve lo spiego così: ho portato in passerella l’idea del classico attraverso l’evoluzione del mondo attuale. L’80% di questa collezione è fatta di capi che definisco “normali”. Pantaloni morbidi, gonne che però non sono minigonne. Non c’è una ricerca spasmodica nella trasformazione estetica di un aspetto femminile. C’è la volontà di rendere plausibile e aggiornata, attraverso ad esempio i grafismi, una proposta di moda”.

– Mai essere stravaganti a tutti i costi

“Trovo che oggi ci sia una proposta che vuole essere a tutti i costi sexy e stravagante. Io toglierei da questo discorso “a tutti i costi”. Io sono per lo stare più schisci, come si dice, perché oggi abbiamo anche bisogno che questi capi una volta arrivati in negozio trovino le acquirenti, non LA acquirente. Questo naturalmente non esclude il fatto che che una donna che compra una gonna a motivo geometrico poi non possa indossare sopra una giacca da uomo rigorosissima”.

– Mai sfociare nel ridicolo

“Il ridicolo è una cosa che ho sempre temuto. Magari lo sono stato anche io, a mio modo. Penso ai miei beige, senza mettere un colore per anni. Però tutto sommato questi beige li vedo ancora aleggiare nell’aria (sorride). Ridicolo per me è uno stampato particolarmente violento, la sovrapposizione di elementi che portano a una grande confusione. L’eccesso di volgarità voluta, la trovatina, le incongruenze di certi abbinamenti, ma anche il mettersi una scarpa che rende la caviglia grossa o una minigonna se per conformazione fisica non la si può indossare. Ci tengo a precisare comunque che oggi non sono le donne a essere ridicole, ma la proposte di moda a essere a volte ridicola”.

– Ringiovanirsi con un look aggressivo non è una mossa vincente

“Oggi c’è la donna che non ama la forma un po’ più “violenta” di una proposta di moda, e quella che invece aspetta solo quello. Decidere quante siano le donne che la pensano in un modo oppure nell’altro è mortale. Oggi non è chiaro, non si capisce. Vedo delle signore anziane, sulla settantina, con il giubbotto in pelle con la zip, i leggins neri e le scarpe con il tacco alto. Hanno settant’anni, e così vanno anche al supermercato. Detto questo, si è detto tutto. Un tempo quella stessa donna indossava una gonnellina al ginocchio e tacchi bassi per paura di cadere. Adesso quelle stesse donne vogliono essere alla pari. Tanto di cappello. Perché devono essere relegate a un cliché che alla fine è un po’ stantio? È il fattore democratico della moda di oggi”.

– Bisogna sapersi distinguere, mai omologarsi

“Durante il mio tragitto in macchina da via Borgonuovo a via Bergognone osservo sempre le ragazze e le donne alle fermate degli autobus. Sono tutte vestite uguali. Giubbotto imbottito, pantaloni stretti, scarpe con il tacco nero e grosso in pelle, un paio di occhiali scuri. Ci vuole un po’ più di femminilità, la donna si deve distinguere dal buon operaio che va a sistemare la luce in un appartamento o ad aggiustare le rotaie dei tram. Per me questa è un’omologazione”.

– Imparare a non adeguarsi, ritrovare la voglia di vivere

“Negli anni le donne hanno imparato a non seguire una corrente di moda in modo piatto, ma ad essere un po’ più personali. È questo ciò che devono riacquistare”.

Marta Bandini

Sono nata a Roma nel 1987 e da sempre ho una passione per la creatività, espressa liberamente nell'arte e nella moda. Dopo essermi diplomata ad un Istituto d'Arte, con specializzazione in Grafica Pubblicitaria, ho proseguito gli studi universitari intraprendendo il percorso di Storia dell'Arte Contemporanea, concluso nel 2010 con la tesi di Laurea sulla disputa sull'originalità o meno delle “Vere False Teste di Modigliani” e con esso l'affronto da parte dei giovani ai più grandi storici dell'arte dei miei tempi. Cosa rende “artista”, “famoso” o “unico” un quadro, un'opera d'arte, una canzone o un abito? Non esiste nessun riconoscimento se i primi a crederci non siamo noi stessi. E su questa riflessione che iniziò nel 2012 il progetto www.blogdimoda.com. Nato per dare voce a giovani artisti emergenti, piccoli brand che cercano di farsi strada nel difficile mondo della moda, negozianti che cercando di far conoscere i propri prodotti nel network del web.

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