Dimenticate ago e filo, perché oggi anche la moda si fa hi-tech e crea abiti con un semplice click.
Se aprire il vostro guardaroba non vi soddisfa più, è il momento di mettervi all’opera, creare bozzetti da dare alla moderna “macchina tessile” e vedere i vostri capi realizzati. Anni di storia del costume, anni di storia dell’artigianato e dell’alta sartoria, che vedono difronte una potente e privilegiata concorrente: “Electroloom”. Simile ad una stampante 3D, basta azionarla, disegnare il capo prescelto, inserire il bozzetto e dare il via alla creazione di t-shirt, tank top e mini abiti, in modo semplice e veloce. Le soluzioni liquide, dopo qualche processo di trasformazione, assumono le sembianze di capi pronti da inserire nel guardaroba. Al momento i filati disponibili sono solo poliestere e misto cotone, che permettono l’ottima riuscita senza bisogno di cuciture. Capi pratici e tecnologici, in tessuti flessibili, quindi ideali anche per essere plissettati.

Ancora in fase di sperimentazione, si tratta di un progetto di tre ingegneri di San Francisco, Joseph White, Marcus Foley e Aaron Rowley, che presto potrà diventare realtà e rappresentare la nuova frontiera dello shopping, oltre che del generale mondo della moda. Cosa manca affinché il progetto diventi realtà? Semplice, una cospicua porzione di denaro, motivo per cui i tre ingegneri hanno lanciato una campagna di raccolta fondi, al fine di finanziare il loro progetto, che al momento sembra essere molto vicino al traguardo. Solo altri diciannove giorni per riuscire a recuperare tutto l’utile e poter realizzare quella che è la loro grande idea. Una conquista, un sogno che si realizza, un nuovo approdo sia per la tecnologia che per la moda, ma probabilmente una grave sconfitta per l’artigianato. In questo la critica si divide.

Per molti stilisti questa novità ha rappresentato una vera e propria rivoluzione, creando in loro un po’ di sano scetticismo e la nostalgia per quello che è da sempre il nostro artigianato, un settore di eccellenza per l’Italia. Qualità e particolari hanno sempre fatto la differenza perché in fondo la bellezza e la realizzazione nel vedere un capo creato interamente con le proprie mani, con tutta la cura e passione, non potranno essere sostituiti da una macchina. Molti, dunque, si dissociano, continuando a credere e ad avere fiducia in quella che è l’alta moda artigianale: un lavoro di creatività, continua ricerca e sperimentazione, al fine di dar vita ad un capo unico e speciale. Ormai, sempre più, il mondo delle grandi aziende manifatturiere ci propone capi in serie, stereotipati creando così un processo di omologazione. Ecco in cosa consiste il timore degli stilisti, che vedono in questo strumento una minaccia ancor più rilevante, ma soprattutto immediata.

Che la moda si stia proiettando verso una nuova e più moderna direzione è certo, ma che sia arrivato il momento di dire addio alla manifattura è ancora solo un’ipotesi, per altro non sufficientemente condivisa. Queste nuove macchine, secondo diversi stilisti, non possono rappresentare la nuova frontiera dell’alta moda. Queste potrebbero magari essere utili e apprezzate solo nell’ambito del pret-à-porter, oppure delle grandi città, dove la domanda supera di gran lunga la produzione. Nella “nuova” era, dove tutto sarà sempre più tecnologico e fast, probabilmente anche le macchine tessili non basteranno più e saranno sostituite da qualcosa di nettamente superiore.
Prevarrà la bellezza dell’artigianato, del capo creato con passione e dedizione o una vasta produzione tesa a soddisfare la crescente domanda e portatrice di omologazione? Stilisti, fashion addicted e amanti della modernità si dividono, lasciando aperta la questione.