Re Giorgio chiude la settimana della moda milanese proponendo una donna elegante e molto chic, mentre Dsquared2 presenta una donna forte e battagliera. Il filo conduttore della conclusione della Milano Fashion Week Fall Winter 2015/2016: l’indipendenza femminile.

DSquared2

Dsquared2 presenta una donna forte e battagliera, in una sfilata in cui le influenze tribali dei nativi canadesi incontrano l’estetica vittoriana, grazie agli abiti drappeggiati. Un mix tra Canada e Inghilterra per le giacche dallo stile navy e i pantaloni ricamati in oro ispirati alle divise degli ufficiali, mescolati a pezzi di pelliccia e a coperte usate come gonne, maxi poncho colorati, calze pesanti con motivi tribali, scarpe preziose fatte a mano con tacchi altissimi e inserti in pelliccia, pelle e jeans completano il look con pezzi tipici della femminilità più wild.

Il look è appariscente e caratteristico delle stagione invernale, finalmente, il tutto accessoriato con handbag, tracolle e buste dai disegni etnici, stringhe, acchiappasogni e guanti fino al gomito dai colori accesi, come fragola e ceruleo.

Giorgio Armani

Giorgio Armani dedica la collezione autunno-inverno 2015/16 ad una donna elegante e chic, ma allo stesso tempo forte e indipendente, che non rinuncia alla femminilità. “Una ragazza romantica e sdolcinata si perde in questo mondo, è una figurina isolata, anacronistica” ha dichiarato subito dopo la sfilata. La donna di Armani è audace e sicura di sè, non ha paura di indossare capi con fantasie forti come l'”ikat“, uno dei disegni tipici della tradizione orientale. In passerella, infatti, vuole mandare quella che definisce “una nuova normalità, un’eleganza che richiede tradizione e insieme la rinnova, la nega, la cambia in un equilibrio che mi piace pensare con il nuovo stile femminile“.

Tutto gira intorno ai pantaloni, di giorno e di sera, utilizzati come nuovo pezzo cardine del guardaroba femminile, abbinati a giacche ricamate, pellicce e cappotti. Il nero è il colore principale, con accenti di rosa e azzurro, ispirati a Marc Chagall. I colletti sono il dettaglio distintivo del lavoro. “Il problema di oggi è continuare ad amare il mitico tailleur di Joan Crawford ma non proporlo nello stesso modo“, ha concluso lo stilista.