Il primo brand di moda ad usare il velo fu Dolce & Gabbana nella sua collezione “Abaya e Hijab” ma adesso sembra che tutti i marchi, sia i piu notì sia i meno noti lo propongono, mostrando così nelle loro vetrine un nuovo look: quello islamico. La capitale francese, colpita dagli attentanti terroristi lo scorso novembre, sembra non essere d’accordo all’ingresso del velo nel mondo della moda e soprattutto all’esposizone nelle vetrine di questo indumento, che provoca un senso di rabbia nell’animo dei parigini.

Pierre Bergé, noto soprattutto per essere stato compagno di Yves Saint Laurent, dice: “Sono affranto. Mi sembra una totale mancanza di morale e di coscienza politica. I creatori non hanno assolutamente niente a che vedere su questo mercato che è la negazione della moda. Trovo vergognoso il comportamento di questi marchi. Dovrebbero esaltare la libertà e non servirsi di donne che sono asservite“.

Anche nel fast fashion il velo ha fatto la sua apparizione, H&M per realizzare una campagna pubblicitaria ha scelto una modella di 23 anni, Mariah Idrissi, che porta il velo.

Il velo sembra ormai aver preso il sopravvento nel fashion system, le donne musulmane sembrano aprezzare moltissimo la moda italiana e francese, infatti, sono moltissime quelle che percorrono le vie più prestrigiose dello shopping con buste giganti e carte di credito in mano, acquistando capi d’alta moda che nemmeno gli italiani possono permettersi.

Il mondo della moda quindi appare diviso in due: c’è chi è a favore dell’introduzione del velo come capo c’è chi invece non lo è. La designer Agnès B. afferma: “È una cosa delicata fare questo tipo di indumento, è una cosa che va al di là del consumo o della moda. Significa entrare nella sfera della politica, della religione. Io non ne farò mai. C’è qualcosa di osceno nel proporre abiti per donne ricche in paesi dove certe fuggono dalle bombe con il loro velo sulla testa“.
Mentre Ece Ege, creatrice della maison Dice Kayek d’origine turca afferma: “È ora di finirla con quest’opposizione fra fede e moda, che rende il velo un tabù. Pensare che tutte le donne velate siano asservite significa disconoscere un modello di vita, una religione una cultura. Ignorare queste donne, significa isolarle” .