Storie di migranti e migrazioni, nonché riflessioni che seguono temi caldi oggi sulla passerella di Stella Jean alla Milano Fashion Week. Moda e attualità hanno percorso infatti lo stesso cammino, dimostrando il potenziale del fashion in fatto di comunicazione con una collezione che sembra fare proprio il giro del mondo. Portata in passerella al Museo delle Culture, la collezione primavera/estate 2016 parte con 33 styling-mosaico per un viaggio immaginario: dai porti italiani rappresentati dalla sartorialità, per sbarcare poi sulle Ande portate in scena dalle gonne ad anfora e in Sud America, dove colori e tessuti denotano un mix di culture da cui la stilista di origini italo-haitiane ha voluto attingere a piene mani.

Ogni abito un racconto, ogni colore un paese con maxi gonnelloni dallo stile etnico, vestiti con gonne a trapezio, decorate da balze carioca e volant in rafia. Non mancano nemmeno i bomber college e le camicie over da cowboy, che simboleggiano quello che è lo stile americano e il fatidico american dream, ma anche la tradizione sartoriale inglese per una breve tappa a Londra, con i trench e le camicie da uomo realizzate dagli artigiani di Savile Row. Lo stile rimanda a terre lontane ed esotiche, con accessori divertenti e ironici, dalle nuances vitaminiche.

La stilista ha voluto trasmettere dunque un messaggio molto forte, sottolineando attraverso questi abiti l’importanza della conoscenza e della conservazione di quella che è la memoria di un popolo. La prima serve ad avvicinarsi alle persone, senza paura ma con la consapevolezza delle loro origini, mentre la seconda è necessaria per non ripetere nuovamente gli stessi errori del passato. Siamo stati tutti popoli migranti, alla ricerca della fortuna nei meandri del Pianeta. Stella Jean ci ricorda inoltre attraverso la proiezione di un video, il passato di numerosi personaggi famosi che hanno dovuto vivere lontano dalla loro terra d’origine. Una migrazione che molto spesso ha contribuito alla loro affermazione e al cambiamento radicali del loro destino.

“L’identità di ogni migrante appartiene alla storia personale di ogni famiglia. Tuttavia sembra che molti di noi abbiano una memoria corta” ha dichiarato Stella Jean, che ha poi aggiunto: “Ogni volta che prendiamo la distanza dalla storia perdiamo noi stessi. Insultare o portare odio verso queste persone non va bene. Dobbiamo viaggiare per cambiare il nostro destino”.