Alla Paris Fashion Week, Dior ha messo in scena la collezione autunno inverno 16/17 interamente ispirata allo storico passato della maison a cura dei due creativi interni Lucie Maier e Serge Tuffieu.

L’uscita di Raf Simons ha prodotto una netta fenditura nel marchio e i rumors su chi lo avrebbe sostituito si sono infittiti su nomi come Anthony Vaccarello, Rick Owens o Sarah Burton.
Senza dubbio la sfilata presentava le caratteristiche tipiche della maison Dior, ma con ancora una piccola influenza dello sguardo creativo di Simons in alcuni capi e elementi che richiamavano le sue collezioni come le bar jacket rielaborate su diverse silhouette, scollature asimmetriche, cappotti destrutturati e alcune tecniche di tessitura.

Lo scenario della sfilata riprendeva i canoni della pittura surrealista attraverso l’artificio scenico di maxi specchi deformanti sia all’ingresso della Cour Carré del Louvre che nella galleria percorsa dalle modelle.
Hanno sfilato i classici e le tinte unite quali bianco, nero, rosso, blu con iniezioni di colore e fantasie fiorite.
Borse e anelli in abbondanza, chignon e trucco essenziale con rossetto marcato, scuro, quasi nero che sarà un must del prossimo anno insieme agli stivaletti stringati e ai cappotti rigorosamente doppiopetto.

Il tailleur è proposto come vero protagonista rivisitato nelle proporzioni: giacche asimmetriche o mini sono indossate con gonne dritte interrotte da spacchi o ampie e ricamate.
I cappotti sono rigorosi o over con toni accesi di arancione, verde e rosa.
Gli abiti lunghi sono fluidi e sono alternati ai mini dress boxy o ai caban in pelliccia che lasciavano scoperte le spalle.

Le calzature erano prevalentemente stivaletti flat o dal tacco alto e le borse, invece, mini con maxi tracolla.
Interessanti tutti i colori predominanti della sfilata come il nero, giallo, blu, bianco, rosa, bordeaux, écru, grigio, arancione ben equilibrati in capi dai tessuti come lana, cotone, maglia, pelliccia, pelle, seta e cachemire.

La collezione, nonostante per molti sia risultata deludente nelle sue aspettative, rimane un bell’esercizio di stile in un rapporto sereno e continuo tra presente e passato.