Yves Saint Laurent, con le sue creazioni, ha lasciato un grande patrimonio al mondo della moda. Lo stilista francese è stato tra i primi a percepire il cambiamento epocale della società femminile degli anni ’60 e unendo la voglia di voler partecipare a questa “rivoluzione” sociale con la sua inventiva, l’amore per l’arte e un tocco di trasgressione e provocazione, ha realizzato capi che sono passati alla storia e che ancora oggi rappresentano l’emblema della maison Saint Laurent.

Yves Henri Donat Mathieu Saint Laurent nacque ad Orano, nell’Algeria francese, nel 1936. A soli 18 anni si trasferì a Parigi dove ebbe modo di conoscere Christian Dior e lavorare per lui come assistente. All’improvvisa morte di monsier Dior nel 1957, Yves -che all’epoca aveva solo diciannove anni, venne nominato suo successore. La prima collezione realizzata da Saint Laurent per la maison Dior, portata in passerella nel gennaio del 1958, rappresentò un perfetto accordo tra la tradizione, basata sulle linee e sullo stile Dior, e il nuovo in cui traspariva l’essenza del giovane Yves.
Nel 1960, il giovane direttore creativo fu costretto ad arruolarsi nell’esercito francese per combattere la guerra di indipendenza scoppiata in Algeria, ma a causa dei suoi problemi psicologici non raggiunse mai il fronte. Nei mesi passati in ospedale, il couturier venne sottoposto a cure psichiatriche con sedativi, psicofarmaci ed elettroshock che furono la causa dei suoi problemi mentali che lo portarono alla tossicodipendenza.

Nel 1962, insieme al compagno Pierre Bergé e grazie all’aiuto economico di J. Mack Robinson, un americano che aveva creduto nelle potenzialità dello stilista, Yves Saint Laurent aprì la sua casa di moda. Le sue collezioni furono un successo dopo l’altro, in poco tempo il nome di Saint Laurent figurò in tutti i magazine di moda più importanti del momento.
Da grande amante dell’arte, nel 1965 rese a omaggio alla pittura neoplasticista di Piet Mondrian con il celebre Mondrian Dress. Si tratta di un abito ad altezza ginocchio che riporta la stampa colorata che ha reso famoso il pittore olandese.

Il 1966 fu un anno davvero importante per la maison, lo stilista lanciò la sua linea prêt-à-porter in contemporanea all’apertura della prima boutique in Rive Gauche a Parigi. L’intento era quello di offrire alla clientela una linea più economica senza però rinunciare allo stile inconfondibile di Saint Laurent. Se da una parte lo stilista si dedicò intensamente alla neonata linea prêt-à-porter, dall’altra non smise di impegnarsi con l’alta moda portando in quello stesso anno in passerella un capo destinato a stravolgere l’idea dell’abito tipicamente femminile: si tratta dello smoking da donna, un completo maschile, ispirato agli anni ’30, che ricorda lo stile androgino e il carattere irriverente di Marlene Dietrich.
Questo capo così trasgressivo per l’epoca riscosse molto successo tra le celebrità, a cominciare da Catherine Deneuve fino a Bianca Jegger.
La nascita dello smoking da donna coincise con il periodo delle prime battaglie femministe, lo stilista iniziò così a trasferire abiti tipici dell’abbigliamento maschile, come blazer, trench, tailleur pantalone, all’interno del guardaroba femminile. Il messaggio che volle lanciare era ben chiaro: potere alle donne.
E poi ancora tra le sue creazioni ricordiamo la sahariane, o noto come l’abito safari, i trenchcoat e i primi abiti trasparenti effetto vedo-non-vedo tanto in voga negli ultimi tempi ma fin troppo trasgressivi negli anni ’60.

Yves Saint Laurent con due modelle davanti al suo negozio a Rive Gauche (1969)
Yves Saint Laurent con due modelle davanti al suo negozio a Rive Gauche (1969)

La vita di Yves Saint Laurent e Pierre Bergé, il suo grande amore che gli rimase accanto fino alla morte, oscillava tra la romantica Parigi e gli spensierati giorni nella loro villa di Marrakech. Proprio quell’atmosfera calma e rilassata del Marocco fornì al couturier grandi spunti per le sue collezioni. Saint Laurent portò così in passerella i colori e le fantasie etniche delle oriente, inoltre fu il primo a proporre capi animalier a far sfilare modelle di colore. Lo stilista traeva ispirazione anche dalle sue muse, in particolare da Talitha Getty che fu la sua modella prediletta, nonché cara amica.
Le sere a Marrakech passavano tra fiumi di alcol e droga, la vita di Yves Saint Laurent fu trasgressiva e quasi senza controllo. Venne definito lo stilista prodigio, e forse il fatto di aver dedicato la sua gioventù alla completa dedizione verso il lavoro lo portarono a cercare rifugio attraverso l’ignoto.
Nei suoi quarant’anni di carriera, Yves Saint Laurent ha contribuito ad arricchire la moda: è stato un genio del suo tempo che ha anticipato i suoi colleghi nel lancio di molte tendenze, inoltre ha lasciato in eredità creazioni uniche nel loro genere che hanno stravolto la concezione di femminilità, ha trasportato l’arte nei tessuti e sconvolto l’opinione pubblica con grandiose innovazione e con l’abbattimento dei pregiudizi razziali.

Viviana Guglielmino